La linea dura adottata dal presidente Yanukovich, che non si è opposto neppure alla recente entrata in vigore delle nuove leggi anti-repressione, sta trasformando il paese in un campo di battaglia che nessuno sembra in grado di evitare.
Si rincorrono in queste ore le voci di una possibile mobilitazione dell'Ue, almeno questo è quanto suggeriscono le dichiarazioni rilasciate oggi dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, che si è detto "scioccato della morte di alcuni manifestanti" e per questo sta "valutando possibili azioni da parte dell'Unione Europea".
È arrivato il momento di una missione di pace europea direttamente fuori dal suo cortile? Non esageriamo, non solo per la proverbiale inerzia di Bruxelles ben incarnata nell'algida Lady Ashton, ma anche perché dall'altra parte c'è una Russia che ad ogni perturbazione ucraina fa la voce grossa contro qualsiasi ingerenza esterna. C'è da dire però che a lasciare le cose così come stanno potrebbe non convenire nemmeno a Putin, soprattutto per via dei gruppi nazionalisti infiltrati nelle file degli oppositori di Yanukovich.
Queste forze, legate prevalentemente al gruppo Ulica Grushevskoho, stanno alzando lo scontro a livelli sempre più insostenibili che a lungo andare renderebbero il paese ingestibile. Per questo è necessario che Yanukovich trovi un serio accordo con le altre forze politiche rappresentate da Arseniy Yatsenyuk del partito della Tymoshenko, il centrista ex pugile Vitali Klitschko e il nazionalista invece di dar prova come ha fatto anche oggi di essere lontano dalla realtà.
Durante la Festa di Unità e Libertà, che celebra la fusione nel 1919 dei due Stati ucraini nati dopo il crollo dell'impero zarista, il presidente ha detto infatti che "l'unità nazionale è la prova che l'Ucraina è un paese libero ed europeo." Peccato che sia proprio questa sua cecità una delle cause principali che rischia di distruggerla.
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