giovedì 16 gennaio 2014

Vaticano - Lo scandalo pedofilia arriva alle Nazioni Unite

In questi giorni si fa un gran parlare di Ginevra per via della conferenza di pace sulla Siria o gli accordi per il nucleare iraniano. Oggi è tuttavia in corso un altro importantissimo incontro delle Nazioni Unite che interessa una nazione molto più piccola, ma non per questo meno importante.
Si tratta della comparizione del Vaticano davanti una commissione di esperti per discutere sui casi di pedofilia che hanno macchiato la reputazione della Santa Sede negli ultimi anni. Un confronto che per i temi trattati e i soggetti coinvolti si annunciava davvero delicato e spinoso.
Gli stessi uomini del Vaticano erano consapevoli che la giornata non sarebbe stata facile. Troppi i punti oscuri e controversi, a cominciare dagli impegni internazionali che la Chiesa ha preso in proposito. Sebbene il Vaticano abbia ratificato la Convenzione sui diritti dei bambini dal lontano 1990, per anni non ha più presentato un rapporto sulle misure intraprese per rispettare tale adesione. 
Un disinteresse mantenuto sostanzialmente fino al 2012, l'annus horribilis della Chiesa che assediata in tutto il mondo da casi di pedofilia e abusi avrebbe spinto lo stesso Benedetto XVI alle clamorose dimissioni del febbraio 2013. 
La disponibilità del Vaticano ad affrontare la questione davanti alle Nazioni Unite sembra essere in linea con il nuovo corso di Papa Francesco, il quale ha definito la pedofilia come "la vergogna della Chiesa". Tante le domande rivolte ai presenti venuti dalla Santa Sede, tra cui l'arcivescovo Silvano Tomasi. Si è parlato ad esempio di come mai la Chiesa abbia sempre usato un linguaggio troppo generico, definendo gli abusi come 'offese morali' oppure sulla pratica di spostare da un paese all'altro i preti incriminati per 'calmare le acque'. Da parte sua il Vaticano ha promesso ogni sforzo possibile per tutelare "l'inviolabile dignità di ogni bambino".
Restano però tanti gli aspetti insoluti. Uno di essi è il caso dell'arcivescovo polacco Jozef Wesolowski, accusato di aver commesso abusi sessuali nella Repubblica Dominicana. La Chiesa, che ha richiamato Wesolowski a Roma, ha glissato sull'eventualità di consegnarlo alle autorità competenti dicendo che al momento è indagato dagli inquirenti vaticani. E ciò entrando in contraddizione con l'affermazione che non sono state prese misure necessarie a prevenire i crimini perché di competenza degli Stati interessati. 
Tanta delusione soprattutto da parte dei gruppi rappresentanti le vittime degli abusi, che parlano di rispose vaghe ed evasive della Chiesa. In questo senso pesa anche il rifiuto del Vaticano alla stessa Commissione che ha incontrato oggi di presentare il mese scorso una documentazione dettagliata sugli abusi, poiché secondo la Santa Sede ciò sarebbe accettabile solo nell'ambito dei singoli processi. 



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