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Tohti, 45 anni, è un professore di economia dell'Università di Beijing (Pechino) e quest'autorità lo ha reso presto una celebrità tra la gente del suo popolo, i cinesi di religione musulmana dello Xinjiang o come lo chiamano alcuni il Turkestan orientale. Per questo Tothi non ha esitato ad esprimere le sue preoccupazioni sulla cosiddetta 'sinizzazione' della sua terra, ovvero le politiche a favore dell'etnia dominante han che va spesso a scapito degli indigeni. Non sono rari gli episodi di repressione anche feroce da parte delle autorità verso gli uiguri, le cui rivolte - nel 2009, ad esempio gli scontri a agrumi causarono oltre duecento morti - hanno acquistato una rilevanza internazionale sempre più forte assieme a quelle del vicino Tibet, un'altra regione che vede minacciata la propria specificità culturale. Le sue idee avevano attirato da tempo l'attenzione delle autorità sul professore, che avevano già messo in carcere per un mese nel 2009 limitando poi anche la sua libertà di movimento. Tothi fu tenuto nuovamente d'occhio dopo gli attentati dello scorso ottobre a Tian'anmen, quando una macchina guidata da presunti separatisti uiguri travolse e uccise cinque persone. Questo perché Tohti fu tra coloro che puntarono il dito contro il pugno di ferro che governo centrale stava imponendo sugli uiguri dopo l'incidente, un'accusa che probabilmente fu quella che portò infine all'arresto di ieri. Al momento nessuno ha idea di dove si trovi. Mentre prelevavano lui e sua madre, gli agenti si sono rifiutati di rispondere alle domande della moglie e si sono portati via i computer e i cellulari del professore. Le autorità, che hanno anche interrogato gli studenti di Tohti, hanno liquidato la vicenda per bocca del portavoce degli Esteri, Hong Lei, che ha motivato l'arresto per una generica "violazione di legge" senza specificare altro.
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