mercoledì 12 febbraio 2014

Krisiskin - Compagnia Quartiatri

Krisiskin: nel titolo di questo spettacolo andato in scena al Teatro PimOff di Milano dall’8 al 10 febbraio è immediato il rimando alla crisi, sempre lei, e ad un’ideologia politica che spaventa, forse, più delle altre. In scena ci sono tre ragazzi del sud, sì, sempre il solito sud-fanalino di coda. Walter e Viola e il loro amico Luca, una sorta di “Sacra Famiglia edizione 2014”, vanno alla ricerca di un appartamento da condividere, tra la convinzione che la casa dovrebbe essere un diritto, la precarietà lavorativa, sentimentale e di ideali. La ricerca dell’appartamento in realtà è solo una metafora della ricerca “dell’Io”. Le famiglie d’origine non ci sono, non sappiamo perché e non importa. Importa, però, che i tre non vogliono abbandonare la loro Patria per cercare un meglio non identificato. O forse cambieranno idea?
Vista così sembra la sterile messa in scena di ciò che i mass media raccontano annoiati da tempo: la crisi, i giovani sono precari, i giovani non possono fare scelte importanti. Sembra, insomma, uno spettacolo condito di luoghi comuni, lamentele ed autocommiserazione.
La palermitana Compagnia Quartiatri, invece, riesce a stupire pur trattando una tematica così abusata. La forte connotazione politica dei tre personaggi viene trattata con ironia e delicatezza tra un Gioca Jouer, un cartello stradale modificato ed un effetto sonoro elettronico, senza però scadere nella superficialità. La recitazione spazia da interludi di pura mimica, ricordando quasi scene di clownerie, a momenti di confronto serrato. La scenografia, essenziale, ma efficace sottolinea il ritmo incalzante della recitazione: sono dei semplici cartelli stradali che a seconda della necessità gli attori modificano, facendoli diventare simboli sia dell’ideologia politica che condividono, sia dei divieti e degli ostacoli che la crisi pone.
Non sappiamo se Walter, Viola e Luca trovano l’appartamento, né se trovano loro stessi. Sappiamo, però, che alla fine neanche gli ideali politici sono la soluzione, non resistono, sono solo regole che non riescono ad essere un salvagente. Resta il mito della mediocrità, perché la crisi non lascia spazio ad altro. Ed io, crisi o non crisi, voglio arrendermi alla mediocrità? E cosa voglio fare concretamente e nel mio piccolo per non arrendermi?

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