Nel 79 d.c. Milo, uno schiavo dalle grandi doti nel combattimento corpo a corpo, si fa notare per le sue capacità e viene condotto dai romani nella città di Pompei per inaugurare nell’arena, con uno spettacolo di gladiatori, le Vinalia. Qui incontrerà Cassia, la bella figlia di un ricco mercante in affari con l’Impero Romano, di cui si innamorerà. Una volta scatenatesi le ire del Vesuvio, ormai risvegliato, il gladiatore dovrà riuscire a lasciare la sua prigionia per salvare la ragazza da morte certa.
La pellicola, prodotta dalla Constantin Film e Impact Pictures, è una forma ibrida di disaster movie nella quale storia, politica, gladiatori e tragici amanti sono la cornice per il vero protagonista, il vulcano distruttore. Quello che non convince è da un lato la costruzione della storia in una forma banale, da film già visto, e una realizzazione 3D da dimenticare. Questa tecnica che di fatto comprime gli spazi si esalta nelle inquadrature a campo medio; a nulla serve invece se l’impostazione di base prevede una serie infinita di inquadrature dall’alto, di paesaggi palesemente artificiali con campi lunghissimi. La terza dimensione in questo modo distrugge l’illusione, svelando tutta la finzionalità delle scenografie digitali.
Unici particolari ben riusciti sono l’effetto della caduta della cenere dopo l’eruzione e la ricostruzione della città di Pompei: un riconosciuto e importantissimo porto internazionale di scambi e commerci, luogo strategico per l’Impero. A riguardo uno dei produttori, Jeremy Bolt, ha dichiarato: “Poiché era un porto di mare, era frequentata da gente che veniva da tutti luoghi remoti dell’Impero, brulicava di vita e ospitava le attività più pittoresche. E proprio l’immaginare chi fosse quella gente e raccontare le loro storie è all’origine del progetto”.
Sarà ma per noi è certamente un'occasione persa per Paul W.S. Anderson.
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