giovedì 21 giugno 2012

Il ghiaccio sulle piramidi


Martedì sera sembrava che gli eventi volessero coincidere per uno strano scherzo del destino: il popolo egiziano fresco del secondo turno delle presidenziali sentiva che Mubarak, come se volesse sottoscrivere a modo suo l'avvento del nuovo Egitto, lasciava questo mondo dopo esser stato schiacciato dalla lunga malattia. Poi sono arrivate le smentite e l'ex-rais sarebbe invece ancora vivo ma in coma. Ma a peggiorare le cose è il fatto che nemmeno le elezioni purtroppo godono di buona salute.
La sfida tra Mohamed Morsi dei Fratelli Musulmani e l'indipendente Ahmed Shafik, che è stato membro attivo del governo Mubarak ed è vicino alla giunta militare (Scaf) attualmente al potere, tarda ad avere un vincitore nonostante le dichiarazioni di vittoria di entrambi i contendenti. Ma a godere della situazione è il terzo incomodo, l'esercito stesso che negli ultimi giorni ha dato prova della propria ambizione con manovre fatte alla luce del sole. Per prima cosa ha invalidato parte del risultato delle ultime elezioni parlamentari a danno soprattutto dei Fratelli Musulmani, poi lo stesso giorno delle presidenziali ridotto sensibilmente il ruolo del capo di Stato, che rimane così vincolato alla volontà dello Scaf, che da parte sua continua a godere del potere legislativo e della facoltà di reprimere ogni contestazione.
Un passo indietro, anche due rispetto ai venti di libertà che soffiavano da piazza Tahrir. Eppure, data l'ampia fetta di egiziani disillusi da una rivoluzione e una stati politica che per loro hanno solo aggravato la crisi economica e la polarizzazione sociale (dieci milioni di copti hanno seriamente paura degli islamisti al potere) la tentazione di scambiare delle istanze democratiche per un regime che restituisca sicurezza ai cittadini purtroppo si fa sempre più forte...

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