giovedì 15 novembre 2012

Italia, Spagna - La giustizia della crisi

Nella giornata di ieri l'atmosfera che si respirava a Roma aveva un qualcosa d'incombente. Colpa forse del fatto che la città fosse morsa contemporaneamente dalla piena del Tevere e da uno sciopero generale che ha vissuto il momento più critico proprio sul bordo di un fiume che nel suo lento ingrossarsi sembrava rispecchiare la travolgente rabbia dei manifestanti. E sapevano che la loro voce non sarebbe caduta nel vuoto, ma avrebbe risuonato da altri paesi come la Spagna, il Portogallo, Romania o Grecia dove si sono svolte analoghe proteste.


Inevitabilmente ci sono stati degli scontri, anche molto duri soprattutto in Spagna che sta vivendo uno spietato quanto crudele disincanto dopo gli strabilianti successi dei primi anni Duemila. In Italia, dove gli scontri sono avvenuti anche in città come Milano o Trieste, si è parlato invece di scenari di occupazione quando di vera e propria guerriglia che ha portato all'arresto di otto persone e alla denuncia di altrettante. E in mezzo a tanta agitazione non poteva mancare l'intervento del capopopolo di turno, ossia Beppe Grillo, che ha esortato la polizia a metter via il manganello per unirsi a quelli che in fondo sono i veri bisognosi di protezione: i comuni cittadini, non le banche o i potenti.
Pur mantenendo il mio giudizio critico sul Movimento 5 stelle, che ha il merito di risvegliare la coscienza civile su istanze il più delle volte condivisibili ma fatica ancora a colmare il vuoto di un programma, c'è una parte di questo discorso che mi sento di condividere. Vale a dire sul paradosso di questa crisi, che forse è il paradosso di tutte le crisi economiche, dove a pagare sono più spesso le vittime spogliate dalla marea che i veri responsabili della tempesta. Non solo ma i governi e gli organismi internazionali destinano la maggior parte degli sforzi di salvataggio proprio ai maggiori colpevoli, ai quali basta alzare un tantino la voce per ricevere degli ulteriori contentini. Le fasce più deboli al contrario devono accontentarsi di briciole che difficilmente riescono a tirarli fuori dall'acqua alta e quando sono loro a fare pressione gli viene corrisposta solo indifferenza o, nel caso di manifestazioni come quelle di ieri, una repressione a morbidezza variabile.
E per rompere questo meccanismo purtroppo non basta sfogare la propria rabbia, come neppure ridursi al solito esercizio di santificare i manifestanti e per converso dannare i poliziotti (nella maggior parte figli dei poveri pasoliniani), perché ciò non fa altro che assecondare il solito teatrino da divide et impera tra poveracci che alla fine fa sempre comodo a chi sta in alto.
Una buona notizia arriva dal piccolo comune pugliese di Trani, la cui procura ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone che lavorano in due delle più importanti agenzie di rating: Standard & Poor's e Fitch, con l'accusa di manipolazione del mercato e aggiotaggio. Per quanto piccolo è pur sempre un colpo (la sentenza inoltre è di poco successiva ad un'analoga condanna in Australia) che va ad incrinare l'aura d'intoccabilità di questi guru a cui basta alzare un sopracciglio per sconvolgere mercati e bilanci nazionali. Se vogliamo inaugurare veramente un nuovo corso bisognerebbe ripartire anche da qui.


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