Come vi raccontavo qui, venerdì sera sono andata a vedere Romeo e Giulietta al Teatro dell’Elfo, la
tragedia di Shakespeare per antonomasia che, dal 29 gennaio al 24 febbraio 2013,
ci viene riproposta nella traduzione e per la regia di Ferdinando Bruni,
colonna dell’Elfo.
Romeo e Giulietta è forse il
testo teatrale più trito e ritrito, visto e rivisto della storia. L’immaginario
collettivo che si è andato a costruire è talmente ben radicato nelle menti di
chiunque che vedere qualcosa di diverso dalle versioni melense, stucchevoli e
falsate di questa tragedia, e ribadisco tra-ge-di-a, non filmetto drammatico
romantico, è praticamente impossibile. Insomma, se non si fosse capito, non
sono un’amante delle messe in scena di questo testo. Penso che si tratti del
testo shakespeariano che conosco meglio, l’ho letto in italiano ed inglese svariate
volte e altrettante l’ho studiato in letteratura inglese ed italiana in Italia
e nel corso di letteratura in America. L’ho visto a teatro, in varie versioni
cinematografiche, ma alla fine non riesco proprio a comprenderlo fino in fondo.
Lo trovo di una complessità enorme e ogni volta che lo vedo messo in scena o
trasposto su pellicola mi sembra manchino mille pezzi: il pathos, la stupidera adolescenziale,
la violenza, il dramma familiare, il linguaggio sagace di Shakespeare e tutte
quelle cose che mi sfuggono e contribuiscono a rendermi questo testo così
oscuro.
Detto ciò, Shakespeare all’Elfo non mi ha mai deluso, Ferdinando Bruni
idem e Alejandro Bruni Ocaña, che interpreta Romeo, mi aveva molto colpito in Red (qui per approfondire). Insomma, mi
fido e mi sfido nel cercare finalmente di cogliere l’immensità di questa
tragedia. Dopo averlo visto, non credo ancora di aver capito bene bene bene Romeo e Giulietta, ma di sicuro ho
finalmente visto quello che cercavo! Ammetto di aver tremato all’apertura del
sipario e di aver pensato di vedere una fotocopia del celeberrimo film Romeo + Giulietta di Baz Luhrman (qui
altre informazioni) e invece no!
Romeo e Giulietta, che nel testo sono due adolescenti spinti da
pulsioni ormonali e dalla leggerezza legata alla sfera sessuale tipica di quell’età, lo sono anche
sulla scena, interpretati da due ventenni che hanno la stupidera e non da qualche vecchio attore che ha paura di cedere il
ruolo principale ad un giovane talento. E guai a chi mi dice che Romeo e
Giulietta sono spinti dall’amore più puro ed intellettuale e chissà che altro:
due quindicenni che, a quanto pare, sono i più belli del reame e nel ‘500 si
sposano nel giro di 48 ore, dopo essersi visti per pochi istanti e scambiati
poche frasi astruse e finto-filosofiche tipiche dei ragionamenti profondi ed
astrusi dei ragazzini NON si amano! Amano l’amore e… sono alla disperata
ricerca di provare l’amore fisico!
I dialoghi sono sagaci, violenti, pungenti ed ironici, memorabile è
soprattutto Mercuzio sia nella scena della festa che in quella del duello. E la
violenza torna, torna nei rapporti familiari tra Giulietta e il padre, nei
duelli, negli scontri verbali.
Se volete una versione da San Valentino, tutto cuoricini e melassa, con
l’attrice cinquantenne delusa dall’amore che interpreta una ragazzina che per
amore si uccide, non andate a vederlo. Se, invece, volete vedere qualcosa che
assomigli a Shakespeare non fatevelo scappare!
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