venerdì 9 agosto 2013

Salvo D'Acquisto: il martire in divisa, intervista a Rita Pomponio

Salvo D’Acquisto non partì volontario per l’Africa. 

Nei suoi pensieri c’era sempre la famiglia e il suo prossimo ritorno a casa.

Questo è quello che  Rita Pomponio, nel suo libro Salvo D’Acquisto il martire in divisa, mette in evidenza con grande chiarezza, dando un'immagine umana e quotidiana all’eroe carabiniere morto il 23 settembre 1943. 
Se per Natale non vi sarà possibile venire a Roma, per tale data sarò io che verrò a Napoli perciò di questo non vi dovete preoccupare eccessivamente, anche perché mancano soltanto due mesi”. Secondo le ricerche della scrittrice Salvo non aveva alcuna intenzione di partire per una guerra in cui non credeva:

Sig.ra Pomponio qual è il dato più significativo del suo libro? Salvo D’Acquisto era davvero partito per l’Africa Volontario nel 1940?
Uno degli elementi più significativi della biografia da me prodotta è proprio il chiarimento riguardo questo equivoco che la storia ci ha lasciato, quello relativo alla verità sulla presunta volontarietà del giovane Salvo D’Acquisto di partire per l’Africa. Un dato che dalle mie ricerche si è rivelato inesatto, Salvo infatti non partì volontario.
La  storia non sempre ci è stata raccontata in modo corretto e il mio studio sull’uomo, ancor prima che sull’eroe, mi ha fornito dati diversi. La mia volontà iniziale era narrare la vita di Salvo D’Acquisto partendo dalla sua natura umana e quotidiana fatta di messaggi alla famiglia e di attenzione verso i valori ad essa correlati. L’eroe è descritto proprio partendo dai suoi affetti più cari. Nel mio libro è presente una descrizione di questa esplicita non volontarietà di recarsi in Africa che scaturisce dai suoi precisi scritti.

Perchè ha scelto di fare una biografia su Salvo D'Acquisto? 
Presentavo un libro su Rosa Venerini e invitai fra gli ospiti un Maresciallo dei Carabinieri che mi propose di scrivere questo libro. Inizialmente rifiutai ma poi, dopo alcune riflessioni e una sempre crescente curiosità, decisi di accettare. Contattai il fratello, che rimase sorpreso dato che nessuno lo aveva mai contattato per notizie su Salvo nonostante ci siano stati altri testi e sceneggiati in tv, e  mi dette in modo gentile e cortese tutte le informazioni che cercavo. Decisi di ricercare la sua famiglia proprio per dare un valore umano e concreto oltre che veritiero all’eroe. Il mio scopo era quello di approfondire la ricerca sulla radice di queste sue immense qualità che lo condussero al sacrificio estremo.

Quale è stato il percorso che ha condotto?
Questo libro è la descrizione del viaggio di una persona, volevo dare un immagine vera ai lettori volevo raccontare la storia di un uomo che ha scelto di morire per salvare gli altri. Di un uomo che è morto quando ancora poteva salvarsi, non era ancora periodo di rappresaglia, i tedeschi non volevano uccidere, volevano solo un colpevole da sacrificare e questo è dimostrato dal fatto che aspettarono fino a sera. Io nel mio libro non mi sono mai posta in una dimensione di giudizio ma di racconto, partendo dagli elementi concreti che mi hanno fornito le mie ricerche. La storia va raccontata nel periodo e contestualizzata, questo è l’unico modo per offrire un servizio di qualità alla gente.

Cosa le ha lasciato dentro Salvo D’Acquisto?
Mi ha certamente arricchito, mi ha trasmesso la sua umiltà, la sua umanità e il suo altruismo. Valori sani che oggi sembrano scomparsi. Una delle qualità di Salvo che mi ha lasciato di stucco fu quella che gli permetteva ogni volta compiuto un arresto di trovare la pazienza e la calma di spiegare all’arrestato lo sbaglio commesso. Ma non lo faceva con arroganza o presunzione  ma con la voglia vera di redimere e far migliorare la persona che aveva davanti. Salvo D'Acquisto è un esempio per tutti ancora oggi.   







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