lunedì 27 gennaio 2014

Cina - Il campione dei diritti civili Xu Zhiyong condannato a 4 anni di carcere

"Avete spazzato via l'ultima traccia di credibilità per lo stato di diritto" è il primo commento a caldo di Xu Zhiyong alla sua condanna di ieri a quattro anni di carcere con l'accusa di 'assembramenti illegali e minaccia all'ordine pubblico'.
Ma per molti Xu, fondatore del Movimento dei nuovi cittadini (Xin gongmin yundong), starebbe pagando semplicemente il suo essere critico della situazione dei diritti nel suo paese. Ma a rendere ancora più paradossale la vicenda è l'impegno di Xu nella lotta contro la corruzione e a favore della trasparenza, un tema che a parole starebbe molto a cuore allo stesso governo dal quale è stato arrestato.  
La sentenza arriva quattro giorni dopo un processo definito una 'farsa', essendosi svolto praticamente a porte chiuse, con i poliziotti davanti al tribunale pronti ad allontanare qualsiasi curioso. Persino l'avvocato di Xu, Zhang Qingfang, è stato allontanato di malo modo dagli agenti per non fargli rilasciare dichiarazioni ai giornalisti, ma questo non gli ha impedito comunque di esprimersi su un giudizio che ritiene essere già 'deciso in partenza'.
Il processo di Xu coinvolge una dozzina di altri attivisti, tutti accomunati dalla volontà di ridare un ruolo attivo alla cittadinanza e non quello di essere "soggetti feudali", come ha detto Xu in un messaggio lui  letto durante l'udienza e che nonostante i filtri della censura sarebbe stato seguito da centinaia di migliaia di cinesi. 
Un altro punto che abbiamo menzionato prima è l'impegno del suo Movimento dei nuovi cittadini contro la corruzione e la trasparenza. A questo proposito, qualche giorno fa un'inchiesta dell'International consortium of investigative journalists (Icij, lo stesso dell'Offshore Leaks tanto per intenderci...) aveva rivelato come i businessmen cinesi, politici e persino un cognato dell'attuale presidente Xi Jinping hanno fatto uso di paradisi fiscali come le Isole Vergini Britanniche per spostare fuori dal paese qualcosa come tre-quattro mila miliardi di dollari. Uno stratagemma che avrebbe drenato via un'enorme ricchezza dal paese a vantaggio dei soliti ricconi e delle banche coinvolte nelle operazioni (Crédit Suisse o Ubs). 
Ora in Cina naturalmente notizie del genere giungono solo per eco lontane, magari proprio grazie ad attivisti come Xu. Probabilmente sentendo l'aria che tira il governo ha giocato d'anticipo, arrestando lui e molti altri suoi amici. Poco importa se questo va poi contro l'impegno assunto dalla nuova classe dirigente di 'ripulire' un partito uscito parecchio logorato dal caso Bo Xilai, il dirigente neomaoista che ha tentato di scalarne i vertici con una campagna che se la prendeva proprio con i comunisti-dirigenti che hanno sacrificato l'ideologia al 'demone degli affari'. Amnesty International riassume questa storia tacciando d'"ipocrisia" le autorità cinesi. Come dargli torto.



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