
Per molti la vicenda potrebbe evocare il classico dilemma del dover scegliere tra gli affari e i diritti, che in questo come in molti altri casi vede di solito prevalere i primi. La stella di New York si è vista infatti gettare suo malgrado nel bel mezzo di uno scontro tra l'ONG britannica Oxfam e il produttore israeliano di macchine per gasare l'acqua SodaStream. Il pomo della discordia è stato il fatto che la Johansson, che ricopre da anni il ruolo di ambasciatrice Oxfam, ha accettato di girare per il Super Bowl uno spot della macchina SodaStream, un'azienda che viene osteggiata proprio da Oxfam per il fatto che possiede una fabbrica nelle colonie israeliane in Cisgiordania.
Ora, tra gli impegni della Oxfam, che si batte contro la fame nel mondo e lo sviluppo sostenibile, rientra anche il divieto di commerciare con gli insediamenti coloni in Cisgiordania che l'associazione in linea con il diritto internazionale li considera illegali. Perciò la Oxfam, una volta venuta a sapere del contratto tra la Johansson e la SodaStream, ha iniziato a contestare all'attrice la compatibilità tra il suo nuovo ruolo di sponsor e quello di ambasciatrice nella ONG.
La discussione è andata avanti per giorni con la Johansson che difendeva la SodaStream come un'azienda favorevole al processo di pace israelo-palestinese, mentre la Oxfam non sembrava per nulla disposta a lasciar correre. E arriviamo ad oggi con il divorzio consensuale tra i due litiganti, che si lasciano con gli immancabili ringraziamenti per un collaborazione che è durata comunque otto anni.
Il bello di tutta questa storia è che lo spot incriminato non andrà neppure in onda, sebbene apparentemente per motivi che non c'entrano nulla con questa storia. Gi organizzatori del Super Bowl hanno eliminato lo spot per una frase che ritengono sia troppo offensiva nei confronti dei maggiori competitor della SodaStream come Coca Cola e Pepsi. Che sia per la Cisgiordania o la concorrenza sleale poco male per l'azienda, visto che nello show business vale sempre la regola "se ne parli male, purché se ne parli".
Foto Peter Yang
Nessun commento:
Posta un commento