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martedì 28 febbraio 2012
Referendum al sangue
La scorsa domenica nella Siria di Assad è stato votato un referendum che ha introdotto una nuova Costituzione entrata in vigore già da ieri. Stando alle dichiarazioni del regime l'affluenza è stata discreta (oltre il 50%) e ha registrato una preferenza quasi plebiscitaria per la nuova Carta, che introdurrebbe un sistema multipartitico e il limite a due mandati presidenziali di 7 anni ciascuno. Un trionfo della democrazia dunque? Per la comunità internazionale non tanto vista la sua tiepida accoglienza del risultato.
Da una parte ci sono i vecchi amici di Damasco come la Russia che salutano il voto come una manifestazione di progresso democratico; dall'altra abbiamo l'Occidente e il gruppo degli "amici della Siria" che considerano invece il referendum uno spettacolo montato apposta da Assad per delegittimare la causa dei rivoltosi. Fatto sta che mentre gli elettori siriani partecipavano al voto, l'esercito continuava nella sua offensiva muscolare contro le principali postazioni ribelli, tra cui Homs dove sono rimasti coinvolti anche dei reporter stranieri.
E' difficile credere alla volontà riformatrice di un Presidente con la possibilità di rimanere comunque in sella fino al 2028, ma Assad ha dalla sua diverse scadenze elettorali (Francia e Stati Uniti in primis) che gli faranno guadagnare tempo prezioso per vincere il suo braccio di ferro con gli insorti. Lasciando una scia di sangue che macchierebbe in modo indelebile questo suo fantoccio di democrazia.
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