Un'introduzione poetica, forse vagamente moralistica (se non reazionaria) anche se ovviamente non era nelle mie intenzioni, ma avevo voglia di introdurre con questo tocco le alterne fortune dei due giganti dell'Estremo Oriente. Anche se sarebbe il caso di parlare di un solo gigante, la Cina, visto che negli ultimi settant'anni il Giappone ha perso prima la forza politica e con il passaggio del secolo ha assistito anche al declino di quella economica. Due lutti che per la proverbiale ironia della storia sono accomunati dal disastro nucleare: Hiroshima nel 1945 e Fukushima nel 2011. Certo, nell'ultimo caso, i problemi sono cominciati molto prima con il tonfo delle borse del 1998, dopo il quale i giapponesi hanno iniziato a perdere l'ottimismo nutrito dagli straordinari successi nel secondo dopoguerra, finché lo tsunami e gli sconvolgimenti che sono seguiti hanno lasciato questo popolo quasi ammutolito.
All'inizio di luglio c'è stata una visita del Fondo monetario internazionale allo scopo di rilanciare la locomotiva nipponica con aiuti da svariati miliardi di dollari. Difficile credere che torni a correre come una volta, soprattutto ora che in zona vi sono rivali agguerritissimi. Non bisogna dimenticare inoltre lo stato pietoso dei conti (Tokyo ha il secondo debito pubblico più alto del mondo e una bilancia commerciale sempre meno entusiasmante) che farà sicuramente adottare misure d'austerity anche sotto il Fuji, inficiando ulteriormente l'ambita riscossa. Il ritorno alla normalità di questa splendida terra è dunque possibile, ma quello alla supremazia economica dei tempi d'oro appartiene alla mera illusione...
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