Film scorrevole e ben scritto ma certamente dedicato
ai soli fan della serie e con alcune incongruenze con la time-line che solo un
appassionato può notare, X-Men:l’inizio,
si pone come ennesimo episodio Marvel che pur con tutti i supporti necessari da
quelli economici a quelli tecnici rimane
un prodotto convincente ma solo per una tranquilla serata di cinema commerciale.
Distribuito dalla Twentieth Century Fox e tratto da un soggetto di Bryan Singer (X-Men,
X-Men 2) la pellicola ha sicuramente una struttura diegetica complessivamente
ben formata nella quale personaggi, storia ed interpreti sembrano ben
mescolarsi, peccato solo per una serie di dialoghi
francamente evitabili e scontati.
La storia, incentrata principalmente
sul primo incontro giovanile e la sull'amicizia, poi smarrita per questioni
“politiche”, di Charles Xavier ( il Prpfessor X) e Erik Lehnsherr (Magneto),
trova il suo punto di forza nella capacità di divenire sempre ad un ritmo
incalzante e travolgente: a differenza del prequel precedente, caratterizzato
da scene di forza inutili, sviluppa un senso psicologico che lega i personaggi
ai problemi reali di integrazione giovanile del nostro tempo. E’ dunque un film
corale in cerca di una dimensione, un polifonico variegato intrecciarsi di
psicologie: le azioni del Professor X e di Magneto risultano in contrappunto creando
però un armonia di elementi opposti. I fatti sembrano correre verso una
direzione di pace a armonia interna ai mutanti, ma il significato con cui essi
affrontano la crisi mondiale va letteralmente nel senso opposto creando
incomprensioni e rivalità interne. Queste le parole dello sceneggiatore Zak
Penn : “L'idea originale è quella di farmi realizzare uno spin-off sui
giovani X-Men, uno spin-off sui personaggi giovani degli X-Men. Ma qualcun
altro ha trovato un'idea più interessante [...]. E' stato Mike Chamoy, che ha
lavorato spesso con me, ha lavorato anche aX-Men 3. E' arrivato con l'idea di fare un film sui giovani
X-Men che non è quello che ti aspetti”
Ma è proprio su ciò che non ci si dovrebbe aspettare che il film
risulta poco efficace, non ci sono (forse l’ unica è l’evoluzione della Bestia)
elementi totalmente originali.
Lo sviluppo della sceneggiatura riguardante la psicologia di
Magneto risulta invece ben articolata: l’idea di fondo poggia sul suo odio,
resiste alle avversità e sviluppa il suo potere perché odia, ricordando in un
certo qual modo la storia del “Filottete” Sofocleo della letteratura greca.
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