Ictus o Polonio-210? Che cosa ha davvero ucciso otto anni fa Yasser Arafat, lo storico leader dell'OLP in quel centro medico di Parigi dove era stato ricoverato d'urgenza pochi giorni prima di morire? Un'equipe di specialisti francesi, russi, svizzeri e palestinesi ha appena riesumato la salma a Ramallah, in Palestina, per rispondere ad un interrogativo che sta perseguitando i palestinesi da quando hanno perso quello che era divenuto per loro e per il mondo intero il simbolo per eccellenza della loro causa.
Ci vorranno comunque dei mesi prima di capire se il vecchio rais sia stato o meno avvelenato dal Polonio, una sostanza di cui non è la prima volta che ne sentiamo parlare. Era il 2006, quando un ex-agente dei servizi segreti russi divenuto poi dissidente del governo Putin muore a Londra per avvelenamento da radiazioni. La vittima si chiamava Litvinenko e la sua scomparsa divenne un caso da spionaggio internazionale, con il Cremlino accusato di averlo eliminato non far trapelare informazioni scottanti sulla guerra in Cecenia in cui Putin ebbe un ruolo di punta.
Per quanto riguarda Arafat sono molti gli elementi che non quadrano. A cominciare dal fatto che i medici parigini del centro in cui venne ricoverato d'urgenza non avrebbero mai svolto un'autopsia sul corpo. Inoltre sarebbero state rinvenute tracce radioattive su diversi oggetti personali dell'anziano leader, cosa che accresce la possibilità che egli sia entrato in contatto con il Polonio.
In attesa dei risultati definitivi si rincorrono nel frattempo le accuse tra le due parti. Gli israeliani da parte loro negano qualsiasi coinvolgimento sostenendo che all'epoca non avessero alcun interesse a far uccidere un leader ormai isolato. I palestinesi al contrario insistono a far luce sull'intera vicenda e per qualcuno sarebbe anche il modo per esorcizzare la morte di un uomo così carismatico e popolare che per il modo con cui è stata raccontata dalle fonti ufficiali risulterebbe fin troppo banale.
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