Ispirazione per la sceneggiatura il film spagnolo "Familia" (1996) di Fernando León de Aranoa:
Un potente uomo di mezza età, nonostante la ricchezza, soffre enormemente la propria solitudine. Per le feste natalizie decide così di assumere una troupe di attori per interpretare la famiglia perfetta che ha sempre sognato di avere...
Questa in sintesi la trama di una pellicola intelligente, complessa e "sperimentale": nel film è presente senza alcun dubbio una forte componente metateatrale che si innesta di una dimensione finzionale che arriva quasi a spezzare la catarsi, lo fa in modo astuto spiegando allo spettatore cosa realmente comporti il "mestiere" attoriale, con sequenze di grande intensità.
Ma non è soltanto questo: il protagonista del film è alla continua ricerca di valori assoluti, ideali in cui non crede. La famiglia, l'affetto vero, i piccoli gesti di vero cuore tra familiari risulteranno sempre, a suo dire, troppo finti e portatori di sofferenza per tutti al minimo sbaglio o incomprensione. Leone, questo il nome del protagonista scorbutico e dispotico interpretato da Sergio Castellitto, cerca in ogni momento di dimostrare che la famiglia non esiste, che è soltanto una convenzione nella quale si scontrano solo interessi personali e frustrazioni risultando qualcosa di sacrificabile alla prima avvisaglia di tensione.
Ma dov'è il limite di questo personaggio? La sua volontà assoluta di controllare le cose lo rende solo, isolato: si accorgerà infatti che la famiglia non può essere un copione, che l'inaspettato è sempre dietro l'angolo, che non può valutare una finzione per quanto ben riuscita; la sua perplessità finale deriva da questo.
Grande la prova di Marco Gallini: il suo personaggio, Fortunato, tiene insieme una compagnia perplessa che vuole andarsene da quella situazione surreale; il suo è un percorso che lo porta continuamente ad uscire e a rientrare nei ruoli di fratello di Leone e capo della Compagnia. E' insomma il regista ideale di questo "spettacolo" teatrale, il cui unico spettatore pretende la più totale perfezione interpretativa, senza alcuna possibilità di personale creatività recitativa.
E il resto della Compagnia? Il resto è il magnifico gioco delle parti che con grande fatica arriva a conclusione del lavoro: alla fine tutti sembrano "diversi" e consapevoli dell'esperienza profonda che hanno vissuto.
Una Famiglia Perfetta è dunque un buonissimo film italiano, come non se ne vedevano da un po', una pellicola che certamente merita di essere vissuta e apprezzata nel profondo delle riflessioni e dei sentimenti, che certamente non potranno non essere suscitati, facendo un'analisi personale sulla famiglia di oggi.
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