Nonostante l'aria bonaria ha lo spirito del combattente che quando parla non usa certo mezze parole. Adora Simón Bolívar, Fidel Castro e naturalmente il suo padrino Hugo Chávez, che ricambia tanto affetto concedendogli il raro privilegio di assisterlo dopo l'operazione al tumore nel 2011. Il suo nome è Nicolas Maduro, colui che Chávez ha designato alla vigilia del nuovo ricovero a Cuba per motivi di salute come vicepresidente e potrebbe esserne il successore se la malattia dovesse piegare il caudillo in maniera irreversibile. Ma chi è quest'uomo emerso quasi dal nulla come il delfino di uno dei leader più carismatici del Sud America?
Maduro è un personaggio ben conosciuto in patria, visto che la sua carriera incarna meglio di tutti il sogno proletario nell'era della rivoluzione bolivariana. Partito come umile conducente di autobus, si è distinto nel nascente sindacato dei trasporti Simetrica fino a diventarne il capo e seguire da questa posizione di rilievo gli anni di grande fermento per un Venezuela che scopriva la ricchezza petrolifera mentre su di esso stringevano ancora i lacci dell'orbita di Washington.
Dopo il fallito golpe contro il presidente Pérez nel 1992 e l'entrata in scena del Movimento Bolivariano guidato da Chávez, Maduro è praticamente folgorato da questa nuova esperienza politica e si unisce al nuovo astro nascente per rimanere sempre al suo fianco. Una fedeltà che non si esprime solamente nei trionfi elettorali, ma persiste anche nei momenti più bui come il tentato colpo di stato del 2002, che vide parecchi seguaci abbandonare il presidente temendo di essere trascinati con lui nella rovina.
Per questo una volta ripreso il comando, Chávez ha voluto ricompensare gli amici rimasti fedeli. A Maduro viene offerta ad esempio nel 2006 la Casa Amarilla, ossia il ministero degli Esteri, che insieme al Presidente avrebbe giocato un ruolo complementare nella proiezione di Caracas come concorrente regionale degli Stati Uniti. Tutto questo grazie al petrolio, che da croce al servizio delle grandi potenze atlantiche torna ad essere una risorsa da destinare agli interessi della nazione. La corsa all'emancipazione non sarà priva di sbandamenti e spesso corre sui binari del populismo, che nella sua disperata ricerca di legittimità internazionale arriva a collezionare amicizie parecchio discutibili (Siria, Iran, Russia, Cina).
Fintanto che il capo ha saputo reggere con mano forte le redini del paese, i venezuelani non hanno però messo in discussione questa narrazione. Con il sopraggiungere della malattia è partito invece un lento declino del progetto rivoluzionario che ha ridato speranza all'opposizione, la quale pur non essendo riuscita a sconfiggere Chávez nelle ultime presidenziali di ottobre non vuole darsi comunque per vinta. Essa punta il dito in particolare sui continui viaggi del presidente a Cuba per motivi di salute, mettendo in dubbio la sua effettiva capacità di sostenere o addirittura inaugurare un nuovo mandato che aprirebbe la strada a nuove elezioni.
In un simile scenario Maduro, che gode dell'appoggio della moglie nel ruolo di procuratore generale della Repubblica, emergerebbe dunque come il candidato di testa di uno schieramento ritrovatosi ormai orfano del suo grande timoniere. Sempre che tutto fili liscio, perché in tempi di transizione emergono solitamente delle divisioni tra le varie anime che compongono un movimento totalizzante come quello di Chávez. La frattura potrebbe aprirsi in particolar modo tra il mondo civile che guarda a Maduro e quello militare di cui il presidente faceva parte e che oggi viene rappresentato dal presidente del Parlamento Diosdado Cabello. Chissà che lui o qualcun'altro ufficiale non sia tentato di superare l'impasse forzando un po' la mano...
Gli equilibri probabilmente rimarranno congelati finché Chávez non tornerà di nuovo al potere e favorisca alla luce di queste tensioni sotterranee una successione più controllata. Nel caso che invece le sue condizioni di salute dovessero peggiorare al punto da rendere definitiva una sua uscita di scena, tutto diverrebbe allora possibile. E i vecchi amici potrebbero finalmente sguainare le spade per contendersi così l'eredità dell'ultimo Bolivar.
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