Anton Krasovsky non è un giornalista sprovveduto in Russia: ha lavorato per il canale NTV di proprietà della Gazprom, ha condotto diversi programmi ed è stato scelto persino per curare la campagna elettorale di uno dei candidati delle ultime presidenziali, il miliardario Mikhail Prokhorov. Ma il suo ottimo curriculum non gli è comunque bastato ad evitare il licenziamento nella rete Kontr.tv. La sua colpa? Aver ammesso in diretta di essere omosessuale in un paese dove ormai è diventato persino proibito parlarne.
Qualcuno dirà che Krasovsky ha scelto forse il momento sbagliato per fare outing. Eppure la scelta di rendere pubblico il suo orientamento sessuale proprio durante la presentazione che stava facendo in trasmissione del disegno di legge contro la 'propaganda omosessuale verso i minori' ha avuto il merito di dare visibilità ad un provvedimento che purtroppo ha scatenato molte più proteste fuori che dentro la Federazione Russa.
A dire il vero il disegno di legge approvato a dicembre alla Duma non è un fulmine a ciel sereno, ma è semplicemente l'estensione a tutto il Paese di una norma regionale che aveva iniziato ad entrare in vigore in alcuni distretti regionali come Ryazan o Kaliningrad, finché l'ondata omofoba non si è diffusa anche nelle grandi città. D'ora in poi sarà proibito a livello nazionale il solo parlare di omosessualità per non incorrere in multe che possono arrivare fino a 15mila euro. Basta con i Gay Pride (che nella capitale sono stati banditi per almeno un secolo), i concerti (si pensi al caso Madonna) e tutto ciò che possa trasmettere un messaggio considerato deviante.
Assecondando un sentimento sfortunatamente condiviso dalla maggior parte dei russi (il 60% considera i gay "ripugnanti") e istigato dalla Chiesa ortodossa più intransigente, il governo sta attuando una strategia che può essere interpretata come restrittiva non solo per i diritti omosessuali, ma per la libertà d'espressione in generale. Il tono ambiguo delle misure per la "tutela dei minori" potrebbe ad esempio aumentare gli elementi di discriminazione che consentano alle autorità di dichiarare illegittime le manifestazioni o le proteste. E non a caso chi rischia di più la repressione sono proprio quelle forze antigovernative che non si riconoscono nell'identità russa che si vorrebbe imporre ormai per legge. Ignoranza e autocrazia del resto vanno sempre a braccetto...
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