domenica 8 settembre 2013

Italia - Quelli che ce l'hanno con l'art.138 della Costituzione

I grillini sono tornati a far parlare di sé con una spettacolare protesta sui tetti della Camera stendendo uno striscione con sopra scritto: "La Costituzione è di tutti".
Tutto ciò per difendere l'articolo 138 della Costituzione che il nuovo governo sta discutendo per una sua eventuale modifica. Il Movimento 5 Stelle ha provato a controbattere la decisione dell'esecutivo con diversi emendamenti che sono stati però tutti bocciati portando alla manifestazione di cui abbiamo parlato sopra. Perché tanta preoccupazione per questo articolo?

L'importanza attribuita a questa voce della nostra Carta fondamentale non è da poco trattandosi della procedura che consente di modificarla e che al momento recita nel seguente modo:

“Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.”

Ora in taluni ambienti politici (Pdl soprattutto con il beneplacito del Pd) si parla tanto delle grandi riforme di cui il Paese ha bisogno che avrebbero come precondizione necessaria la revisione della II parte della Carta in senso presidenzialista. La loro convinzione infatti è che solo con tale accentramento di poteri - che riprende il progetto del centrodestra naufragato con il referendum costituzionale del 2006 - sia possibile scuotere un Paese bloccato da troppi paletti, il che da una parte è sicuramente vero.
Secondo questi signori si dovrebbe allora partire accelerando i tempi della revisione costituzionale da loro considerati lunghi e farraginosi. E la soluzione ideale sarebbe l'istituzione di un Comitato di Saggi (ancora con 'sti Saggi...) che agisca anche in deroga all'art. 138 prendendo il posto delle discussioni in Parlamento che avrebbe la sola facoltà di deliberare.
Nel caso si avverasse la crisi di governo la questione dovrebbe finire nuovamente congelata, a meno che le larghe intese non decidano di rimandare la resa dei conti per approvare quello che gli serve compresa la modifica dell'art. 138. La questione cruciale è che modificando tale aspetto rigido della Costituzione che presuppone proprio un'ampia maggioranza per rappresentare nel modo migliore possibile gli interessi del popolo si rischi di condizionarla agli interessi di forze politiche più ristrette, assecondando le tentazioni autoritarie di chi quando vince le elezioni invece di assumere un mandato di responsabilità nei confronti dei cittadini si sente investito di una sorta di missione.





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