mercoledì 14 marzo 2012

Bedrich - V


Era un giorno come gli altri, tranne che il padrone lo evitava più del solito. Sarà stanco, si disse Bedrich, con i fumi del vino a martellargli ancora la testa. Proprio per questo si preoccupò più di fare un buon lavoro, dopo che per due volte la sbornia aveva mal guidato la sua mano provocando più danni che bene. Per fortuna che Mastro Peter ebbe il buon cuore di perdonare quel povero diavolo diventato vedovo quasi nel fiore degli anni, forse ci si stava affezionando perché i due potevano essere tranquillamente padre e figlio.
Un figlio però già c’era, anche se era più giovane e più fannullone di quello adottato, e ovviamente Mastro Peter lo voleva avviare da tempo al mestiere di famiglia. Quando Bedrich era entrato lo aveva visto occuparsi di poca cosa, come prestare gli oggetti al genitore o andare a consegnare gli oggetti riparati. Ma da quando la buon’anima di sua moglie era salita in cielo, il servetto aveva già cominciato a farsi le ossa! Ora anche lui si metteva a segare legni e a montarli per costruire mobili e anche se l’arte non era buona come la loro, il padrone osservava soddisfatto i progressi del bottegaio di domani.
Bedrich cercava di tenersi buono il moccioso, sperando che dopo il ritiro del padre lo tenesse in negozio. Ma era vana precauzione, perché fu il vecchio a dargli lo smacco. A fine giornata lo chiamò per la prima volta per nome, facendolo sedere sul tavolo da lavoro e giungendo le mani sul banco con lo sguardo chino.
“Non posso più tenerti con me” disse senza guardarlo.
L’emozione fu così forte che a Bedrich mancarono le parole, ma non gli occhi pieni di rabbia verso quell’uomo. Mi guardasse almeno in faccia, si domandò furibondo, e sbatté una mano sul tavolo per costringerlo ad alzare il viso. Ma al padrone non mancava il coraggio e gonfiò subito il petto per dimostrare che raccoglieva la sua sfida.
“Perché mi stai cacciando? Non lavoro forse bene?” chiese allora Bedrich.
“Non è questo, sono gli affari a non andare bene e non ce la faccio a mantenere due aiutanti!” rispose Mastro Peter.
Bedrich rimase senza parole. Voleva tenere quell’idiota del figlio invece di lui che era tre volte più bravo? Neanche gli chiedesse un pollo al giorno per quanto si spaccava la schiena! Ma poteva parlare quanto voleva, tanto il vecchio aveva già deciso e gli aveva preparato un sacco di provviste che stando attenti ci poteva mangiare almeno una settimana. Un modo gentile per toglierselo di torno.
Non fece complimenti e salutò Mastro Peter passando per il paese in silenzio e con il sacchetto tenuto a spalla. Ma più si addentrava nelle campagne e più l’astio lo faceva ribollire e quando esplose iniziò a correre con la bocca che schiumava di rabbia, prendendo a calci i sassi, sollevando nuvole di polvere e fermandosi di botto per mettersi a pestare i piedi come un indemoniato. Che vada al diavolo lui e la sua pietà, pensò mentre tirò fuori il contenuto del sacco e lo gettò via con sommo disprezzo.  
Promise a sé stesso di non tornare mai più in quel dannato paese e avrebbe abbandonato anche la sua casa, dove c’erano ad attenderlo solo brutti ricordi e forse una maledizione. Se ne doveva andare da lì, non importa dove, ma lo avrebbe fatto quel giorno stesso.


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