giovedì 26 luglio 2012

Il Genere Horror: uno stile in continua trasformazione, in movimento

Chissà cosa deve aver provato il pubblico quando nel 1978, Michael Myers si aggirava nella notte in cerca di sua sorella, con una maschera terrificante quanto inespressiva, nel famosissimo film di Jonh Carpenter: Halloween. Chissà quale stupore /terrore accompagnava i giovani che nel 1980 e nel 1984 assistevano alla nascita di Jason Voorhes e di Freddy Krueger nei capolavori, ormai cult, Venerdì 13 e Nightmare on Elm Street. Frutto di un importante quanto irripetibile stagione creativa del cinema hollywoodiano il genere horror degli anni ’70/’80 vide la nascita di stereotipi del male che uccidevano (e uccidono) attraverso i più classici moventi quali vendetta e follia.
Il film di Carpenter, ad esempio, fu il primo ad introdurre il super killer che uccide senza pietà ragazzi e ragazze.
Questa caratteristica fu poi ripresa dalle saghe successive e messa al centro delle varie diegesi. Alle idee creative ed originali, in quel periodo, si aggiunse un fortissimo abbassamento dei costi di produzione che incentivò bruscamente il consumo, soprattutto home video, del genere horror che ottenne così un vastissimo consenso popolare e fece breccia soprattutto fra i giovani. Erano film in cui essi si rispecchiavano e riscoprivano le paure più profonde dell’ inconscio umano.
La prospettiva si ampliò a tal punto che tutti questi “prototipi” divennero in breve tempo saghe di successo con svariati sequel. Anche film come Ammazzavampiri, Gremlins, Critters, Non aprite quella Porta, fecero parte di questa grande famiglia felice che portò soldi, successo e riconsiderazione del concetto tradizionale di B-movie.
Se infatti, facendo un passo indietro in Italia, alla fine degli anni ’70, vivevamo l’ annata d’ oro con i thriller/horror in stile Dario Argento, questo grande fiume stilistico in America ci aveva preceduto già nel 1968 con George A. Romero con il suo cult: La notte dei morti viventi che segnò uno spartiacque importante dando inizio alla cosiddetta seconda generazione dell’ horror (la prima seppur rudimentale aveva avuto come capostipite Il Gabinetto del Dottor Caligari, 1920, film muto, celebre emblema del cinema espressionista tedesco) di cui i film anni ’80 rappresenteranno l’apice artistico.
Gli anni ’90 non hanno purtroppo avuto lo stesso peso nello sviluppo del genere che solo dagli inizi del 2000 ha ritrovato una discreta linfa vitale: numerosi remake (quelli di Rob Zombie su tutti) e computer grafica hanno fatto da padroni, ad esempio nella famosissima saga di Saw, rappresentando una nuova frontiera per il genere dove tecnologia, sangue e tensione sono state mescolate verso orizzonti nuovi e assolutamente coinvolgenti.
Seppur con eterne critiche da parte dei giornalisti, il genere, ha sempre goduto del consenso del pubblico e il suo stile inconfondibile quanto in continua evoluzione sembra oggi ancora vivo e attuale. La paura e la suspense sono e saranno elementi cardine di una linea di confine invalicabile che separa la tranquillità, che non genera interesse verso altri generi, dalla follia, che suscita intrigo e sospetto.
Insomma, il pubblico ama essere spaventato dai film, ricerca il coinvolgimento che solo una scarica di adrenalina può dare e per questo motivo porta con sé euro preziosi per l’industria hollywoodiana.


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