martedì 9 aprile 2013

Cina - Shanghai e il fiume della morte

Questa è la storia di un fiume (Huangpu) ricoperto delle carcasse di migliaia di anatre, maiali e pesci come le piaghe di biblica memoria. Di una Perla d'Oriente dai palazzi alti e scintillanti che risplendono su di un mare che gli ha dato un nome (Shanghai), prosperità e adesso impone un mistero che gli abitanti faticano a decifrare.
Perché il loro beneamato Huangpu che prima di tuffarsi nel mitico Fiume Azzurro ha irrigato i loro campi, aperto la strada ai loro traghetti e accompagnato chissà quanti lieti tramonti sta seminando ora tanta morte lungo il suo corso? Si tratta davvero dell'ira del Cielo o di qualcosa di molto più terreno?

La maledizione in fondo non è sconosciuta in queste terre, dove la gente parla di temibili villaggi del cancro in cui i vomiti dell'industria fanno ammalare o diventare deformi gli ignari che vivono a pochi passi. Che le acque abbiano trasportato lo spettro che infesta tali luoghi, insinuandosi nelle povere bestie per esplodere dentro di nel modo più letale? Ma l'acqua dicono chi dovrebbe vigilare non è poi così avvelenata.
Siamo allora di fronte al ritorno di un morbo che si credeva ormai dimenticato ed ha colpito con inedita violenza? Il male in fondo non ha avuto pietà nemmeno degli uomini, colpendo vecchi e giovani nel fiore degli anni come un umile macellaio di nome Wu Liangliang, indebolito dai raffreddori fino a morire tra lo sconcerto dei suoi cari. Dicono ancora quelli che devono vigilare che il morbo dei pennuti, la cui minaccia anni fa si era allungata fin negli angoli più remoti del mondo, non è pericolo di cui allarmarsi.
Non son dunque i veleni e neppure la malattia, eppur la montagna di cadaveri è sempre lì a chieder ragione. Che sia colpa degli dèi onnipotenti o di chi ce lo vuol far credere?

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