Ora approfondiamo l'articolo di inizio mese per capirne le ragioni.
L’Italia della crisi, il paese che sta dimenticando in fretta la spensieratezza del finto benessere anni novanta e duemila e le rispettive rappresentazioni cinepanettoniane è oggi quella di Checco Zalone: è la storia dei padri di oggi, genitori di una generazioni di bambini svegli e consapevoli delle difficoltà.
La storia ruota attorno al tema dell’arrangiarsi riuscendo a trasformare una situazione difficile come la crisi economica e i debiti in una sorta di pretesto per ilarità e stravaganza. Papà Zalone (ha dedicato il brano musicale conclusivo a sua figlia Gaia di otto mesi che lui stesso afferma di voler rivedere dopo questi giorni concitati per la campagna promozionale del film) si ritroverà costretto a superare ogni tipo si difficoltà per far vivere a suo figlio, che ha preso tutti dieci a scuola, una vacanza indimenticabile. Destinazione Molise, da una vecchia zia…una vacanza inizialmente sotto le aspettative ma che cambierà presto volto…
Il segreto di Checco Zalone, nome d’arte di Luca Medici ha subito, specie con l'uscita del suo primo lungometraggio, è la capacità di adottare nel tempo un accento nettamente più italiano (lui è pugliese di nascita) e questo fattore ha determinato una maggiore comprensione e una maggiore identificazione a livello nazionale che lo ha condotto ad una grande popolarità.
Ma chi è Zalone nell’immaginario italiano di oggi? E’ il precario, è il figlio cresciuto fino a quarant’anni con mamma e papà frutto della flessibilità e della crisi stessa. Zalone con la sua semplicità è l’emblema con suo motto all’ottimismo del ventennio berlusconiano, a metà srtrada tra la critica e la giustificazione alla mediocrità. Queste componenti lo hanno trasformato in una sorta di personaggio simbolo bloccato tra il tiramo a campà e “La vita è Bella” (ovviamente con le doverose distanze).
Ma se nel capolavoro interpretato da Benigni il nemico era la morte stessa e la sofferenza senza scampo, in Zalone c’è una continua e costante voglia di divertire. E non è tutto: Checco Zalone è anche la parodia di un cantante neomelodico che si esibisce durante comunioni e matrimoni, rielaborando in chiave neomelodica tutti i generi musicali, modificandoli, esagerandoli..a volte banalizzandoli.
Un pioniere di una nuova generazione di comici che di fatto è pronta a raccontare un Italia diversa rispetto ai suoi predecessori. La vacanza del figlio sarà quindi l’occasione per Zalone di prendere in giro e al tempo stesso comunicare questa sorta di irriverente comprensione per un Italia malata e allo sbando.Il bambino del film non è altro che il nostro sguardo, più che mai consapevole. La chiave del successo sta in ogni caso nella gran quantità di risate che questo comico è riuscito (il titolo in questo senso sembra preannunciarlo) a far fare in un momento di forte depressione.
Riempire quei vuoti e quel desiderio di spensieratezza non frutto della ricchezza ma dell’accettazione di una condizione transitoria non era sfida facile ma Zalone ci è riuscito. Sole a Catinelle infatti non fa che aumentare quell’immedesimazione del grande pubblico che, in un certo senso, finisce letteralmente per sentirsi Checco Zalone e che aspira a quella leggerezza e a quella irriverente sagacia. Non più quindi furbizia e cialtroneria ma innata capacità di adattamento per un Italia che cambia.
Cosa ci vuole dire Zalone? Il vero eroe di oggi? Chi sopravvive tra tasse, tassi, prestiti e precarietà...
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