Sembra essere davvero finita. Sono 30 anni che ogni Natale ci viene proposto al cinema un
film italiano che per comicità e leggerezza è considerato l’antipasto ideale
per godere a pieno della gioia e del tepore delle feste : Il Cinepanettone. Ma
quanti ve ne ricordate?
Chi
vi sta scrivendo apprezza solo il primo: “ Vacanze
di Natale” di Carlo Vanzina del 1983 il quale, per atmosfere e intreccio
narrativo, rimane un film assolutamente godibile e fruibile senza possedere, al
suo interno, nessun particolare crollo di stile.
L’ unico attore superstite di quell’eccezionale
cast è oggi Cristian De Sica, (gli altri si sono giustamente defilati perché
meno disposti a prestarsi all’odierna qualità del prodotto) che dopo la
clamorosa rottura con Massimo Boldi, è ormai guida di un cast prevalentemente
di giovani diretti da Neri Parenti .
Il dato
che permette oggi di tenere la media di un film all’anno è il grande successo
riscosso dal pubblico. Nonostante la
progressiva parabola discendente intrapresa da codesti prodotti cinematografici,
sempre più scontati e superficiali, c’è qualcosa di sociale e popolare che li
tiene “in vita” . L’identificazione con la nostra società e cultura, che
richiama in sala ogni fascia e genere di pubblico, senza nessun tipo di
selezione, dal più acculturato al più ignorante e la facile fruizione e comprensione
della sceneggiatura anche per persone poco abituate al cinema è la giusta
chiave di lettura per capirne la popolarità.
Da due anni però la strada sembra essere diversa, anche il nuovo cinepanettone di quest'anno, Colpi di Fortuna, è in realtà una formula a soggetto molto diversa dallo stile "vacanze" ma che, nonostante tutto, potrebbe segnare la fine di un ciclo cinematografico che sembra ormai giunto al capolinea per sopraggiunta stanchezza.
Per un
analisi a tutto tondo è anche onesto affermare che sarebbe però un peccato; in tempi di crisi come questi non è assolutamente
condannabile la volontà di immergersi in un po’di umorismo e spensieratezza: se non funziona più raccontare un Italia spensierata e immersa nel benessere può tuttavia funzionare una sana ironia sulla crisi di oggi.
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