giovedì 6 febbraio 2014

Turchia - Il governo mette il bavaglio a internet

"Dicevate di voler rinforzare la democrazia e oggi state tentando d'imporre il fascismo" ha detto Hasan Oren (nella foto), del partito d'opposizione turco CHP, commentando la nuova legge sul web che è stata approvata ieri dal parlamento di Ankara. 




La legge in questione darà più poteri allo Stato nel sorvegliare le attività di chi naviga in rete, permettendo all'autorità statale delle telecomunicazioni TIB di chiedere ai provider di fornirgli i dati sui siti visitati dai loro utenti, con la facoltà di poterli conservare per un periodo di due anni. Inoltre la TIB potrà bloccare, senza dover richiedere un provvedimento giudiziario, qualunque sito internet sia considerato lesivo della "vita privata" o dal contenuto "calunnioso". 
I toni usati dal governo dell'AKP per presentare questa legge ricordano molto quelli sulle leggi omofobe in Russia, dove viene tirata in ballo una non meglio precisata 'sicurezza dei bambini e dei giovani'. 
Per l'opposizione invece si tratta soltanto di una scusa per mascherare un'iniziativa liberticida, che guarda caso cade in un momento abbastanza difficile per il premier Erdogan. Isolato all'estero dalle rivolte di Gezi Park e dalla sua ambigua condotta nello scenario siriano e imbarazzato all'interno dallo scandalo finanziario che ha travolto il suo governo - consumando la spaccatura tra lui e l'influente studioso di fama internazionale Fethullah Gulen - il voto di ieri potrebbe essere letto come il disperato tentativo di mettere a tacere un dibattito pubblico a lui sfavorevole. 
Del resto non sarebbe la prima volta che il premier si comporta così. Ai tempi di Gezi Park il premier avrebbe ad esempio chiamato al telefono il direttore della rete Haberturk per chiedergli di tagliare un servizio sulla rivolta. Di questa telefonata però si è venuto a sapere solo ieri, essendo stata diffusa guarda caso proprio dalla quella rete "diffamatoria"
Non è proprio il curriculum che si addice per un leader che potrebbe ambire a vincere le elezioni presidenziali del prossimo agosto, le prime nella storia della Repubblica turca in cui il capo dello Stato viene scelto direttamente dai cittadini. Forse è sintomatico che il premier finora non abbia dato ancora una conferma per la sua eventuale candidatura. A meno che non attenda di essersi preparato per bene il campo a suon di maggioranza parlamentare. 

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