domenica 15 gennaio 2012

PlayStation 3 - Uncharted 3: L'inganno di Drake


Ho concluso finalmente Uncharted 3: L'inganno di Drake. Ogni volta che rivedo il buon vecchio Nathan è sempre un piacere e ho voluto aspettare apposta il periodo natalizio (sebbene lo abbia iniziato di fatto questo mese) per addentrarmi nelle splendide sabbie dello Yemen alla ricerca della leggendaria Ubar, l'Atlantide del Deserto.
Il capolavoro Naughty Dog è ambientato in diverse location che spaziano da Londra alla Colombia, per passare in Francia e in Siria fino ai deserti sconfinati della Penisola Arabica. Il tutto scandito con una narrazione dal ritmo cinematografico che in diversi frangenti farà pensare di assistere ad un vero film interattivo, in senso buono s'intende.
La trama ha la consueta leggerezza della serie e comprende tutti i personaggi finora conosciuti, più la nuova entry di Charlie. Nella prima parte della storia si ha occasione di approfondire il passato di Nathan e del suo rapporto con Sully, trascurato un po' nel capitolo precedente, e il legame tra i due fa da sfondo anche ai capitoli centrali tutti incentrati nel tentativo di ricongiungersi. La terza ed ultima parte, quella relativa al deserto e il finale, risulta invece la meno curata e dà l'impressione di essere stata scritta in fretta (un altro paio di capitoli con la tribù non avrebbero sicuramente guastato). Neppure lo scontro finale ha lo stesso respiro dei predecessori.


Il gameplay è sempre adrenalinico e divertente: tra le novità ci sono da segnalare delle interessanti varianti nella lotta corpo a corpo e la possibilità di restituire le granate al mittente. Anche qui oltre alla storia troviamo una serie di obiettivi legati anche ai trofei come le uccisioni con una determinata arma, la raccolta dei tesori e la proverbiale sfida a livello distruttivo. Non ho avuto ancora occasione di provare il multiplayer, ma viste le buone premesse del secondo episodio non ho dubbi sulla qualità del risultato finale.
Non si può parlare di Uncharted senza trattare anche l'aspetto tecnico, sempre di altissimo livello e con un utilizzo di luci e ombre davvero spettacolare (il pezzo del museo mi ha lasciato a bocca aperta). La parte del deserto ha il suo fascino anche se mi aspettavo qualcosina di più, ma sono valutazioni soggettive. Si nota comunque qualche sbavatura come texture e poligoni che scompaiono nel girare la telecamera o elementi bidimensionali che pensavo ormai confinati all'era 32 bit, ma che forse non consentirebbero la resa di alcuni scenari complessi tipo la città di Ubar. Nota estremamente positiva per le musiche e a prova di ciò ho linkato qui sotto una traccia che invito ad ascoltare per capire lo spirito dell'opera.


In conclusione questo terzo capitolo merita assolutamente di essere vissuto. Non raggiungerà forse le vette del Covo dei ladri, sebbene la trama più matura e il fascino dell'Atlantide del Deserto bastino ad offrire un prodotto più che vincente. Adesso non ci resta che attendere il quarto capitolo del nostro nuovo Indiana Jones. :)

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