giovedì 16 agosto 2012

Hearts of Iron III - Grecia

Il ciclo della prima maratona Paradox si conclude finalmente con Hearts of Iron III nei panni di una nazione che a dispetto delle sue dimensioni ridotte è riuscita a giocare un brutto scherzo alle forze dell'Asse. Stiamo parlando della Grecia che l'Italia fascista credeva di schiacciare facilmente per iniziare a costruire il suo impero balcanico, mentre le forze elleniche non solo hanno respinto l'offensiva ma erano sul punto di buttare fuori i loro cugini dalla testa di ponte che avevano da poco stabilito in Albania. Questo finché la Wehrmacht con un'apposita quanto forse fatale deviazione dall'imminente attacco all'Unione Sovietica non ha dato una mano all'umiliato Duce...


Ma cosa sarebbe potuto succedere invece se i greci, carichi di risentimento per il naufragio della Megali Idea nella guerra contro la Turchia di Ataturk, non avessero maturato una nostalgia imperiale simile a quella fascista guardando però all'impero bizantino piuttosto che a quello romano? Per soddisfare i sogni di gloria è d'obbligo unirsi all'Asse (orientarsi verso gli Alleati porterebbe solo a un tragico isolamento, mentre il Comintern potrebbe essere un'interessante variante...) e soprattutto far prima di quegli italiani che non vedono l'ora di attraversare l'Adriatico.


Il primo obiettivo non poteva essere dunque che l'Albania, seguita poco dopo dalla Bulgaria che non ha opposto grande resistenza. E prima ancora che si svegliasse la furia germanica in Europa avevo già concluso la mia ultima grande offensiva contro la Jugoslavia, saldando i confini delle tre principali potenze dell'Asse: Germania, Italia e naturalmente Grecia che nei suoi nuovi confini rispecchiava già molto la potenza dell'antica Bisanzio.


Un'espansione rapida e decisa che decisi d'interrompere per riorganizzare le forze e favorire lo sviluppo del mio nuovo impero costruendo strade e nuove fabbriche. Per due anni guardai in disparte la travolgente avanzata tedesca che si assicurò il dominio sul continente e non paga decise di lanciare una spettacolare invasione contro l'Unione Sovietica. A questo punto Berlino iniziò a spazientirsi per la mia ostinata neutralità, che decisi di rompere solo quando la linea del fronte si era già spinta abbastanza in profondità. Inoltre l'unico modo per combattere direttamente contro i bolscevichi mi offriva l'opportunità di raccogliere l'ultimo pezzo mancante alla nuova Bisanzio, forse il più importante di tutti: la Turchia.


La guerra contro l'Urss si risolse in un trionfo dell'Asse, con la Germania che estese i suoi confini fino agli Urali. A ricompensa del mio ingresso in guerra guadagnai l'intero territorio del Caucaso fino al Mar Caspio, chiudendo definitivamente il fronte orientale anche perché gli italiani nel frattempo avevano sbaragliato gli inglesi in Egitto e in Medio Oriente fino in Iraq. Con il Mediterraneo saldamente in mano ai miei alleati potevo togliermi l'ultimo sfizio con l'occupazione di Cipro che i britannici si ostinavano a controllare senza averne alcun diritto.


Gli ultimi anni della campagna furono costellati da ripetuti tentativi d'invasione delle truppe anglo-americane non solo nella canonica Normandia, ma anche in Danimarca, Provenza e persino in Turchia e Croazia dove però non ho faticato molto a ricacciarli in mare. 


La mappa è del 1948 e mostra il dominio incontrastato dell'Asse sul continente europeo e in buona parte di quello africano e asiatico (il Giappone si è ritirato giusto dall'Indocina, ma ha occupato la Cina). Gli Alleati dal canto loro sono confinati in uno splendido isolamento degli oceani senza alcuna possibilità di rovesciare l'equilibrio raggiunto dalla nostra alleanza. 


Nella schermata finale si può avere conferma di questo risultato. Il comunismo è quasi del tutto scomparso dalla faccia della terra, prospettando nel futuro una guerra fredda Germania-Usa da scenario Fatherland. 

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