Una delle ragioni che hanno spinto i francesi a bocciare Nicolas Sarkozy nelle ultime presidenziali era il protagonismo fine a se stesso del presidente, con l'aggravante di aver subordinato la Francia all'egemonia tedesca senza riuscire per questo a proteggere la Francia dalla crisi economica. Forse anche per questo lo sfidante François Hollande aveva scelto come slogan elettorale 'Un presidente normale', evocando una sobrietà che avrebbe riportato Parigi al posto che le spetta. E allora perché a meno di un anno dal voto il nuovo presidente è già in caduta libera nei sondaggi?
Nessuna schizofrenia da parte dei cugini d'Oltralpe, la colpa semmai va attribuita al fatto che un capo di Stato troppo normale, o peggio anonimo, probabilmente per gli orgogliosi francesi è molto peggio del pavone che lo ha preceduto. E questo specialmente se in termini di politiche economiche tra i due non c'è grande differenza, cosa che renderebbe Hollande nient'altro che una grigia copia carbone del vecchio Sarko. Dov'è finita, si chiederanno in molti anche da queste parti, quella Francia che doveva far sentire la sua voce in Europa e costruire un equilibrio più bilanciato a favore della cagionevole area mediterranea?
Hollande da buon politico deve averlo comunque sentito e per questo negli ultimi giorni sta battendo su due tasti che stuzzicheranno sicuramente le corde del fiero popolo della République: la proiezione della Francia nel mondo e i temi sociali.
Nel primo caso stiamo parlando della campagna militare francese in Mali, una missione per molti versi simile all'intervento nella Libia di Gheddafi di Sarkozy, il quale sperava invano che ciò gli sarebbe stato utile ad esorcizzare lo spettro di una sconfitta elettorale annunciata. Un calcolo non diverso da quello di Hollande, che in questo caso vuole recuperare un po' di gradimento (oltre a tutelare gli interessi francesi in una regione a cui sono storicamente legati) con un'operazione che gode anche del pieno sostegno internazionale visto che stavolta non si vuole rovesciare un governo, ma eliminare dei ribelli islamisti che secondo la maggior parte degli analisti potrebbero destabilizzare l'intero Nord Africa.
Sul versante sociale abbiamo invece il progetto di legge sul matrimonio delle coppie gay, una causa certo lodevole che il presidente si sta portando dietro dalla campagna elettorale e che vuole assolutamente esaudire. La Francia ha infatti una popolazione d'orientamento più laicista, dove riforme di questo tipo sono qualcosa che ne stuzzicano certamente il palato. Cosa c'è di meglio per l'opinione di molti che sentirsi un gradino di civiltà più sopra a vicini che sono magari ancora troppo condizionato dagli umori della Chiesa? Esiste ovviamente una parte dell'elettorato francese contrario a questa proposta e lo si è visto qualche giorno fa nella capitale con una manifestazione che ha raccolto migliaia di persone. Ma questo non è bastato a fermare Hollande, che anzi da questa protesta ne potrebbe uscire rafforzato dando prova della sua determinazione.
Il problema è cosa bisognerà fare una volta che sarà esaurito l'effetto di queste due 'brillanti' mosse tattiche. Come ci hanno insegnato tanti interventi umanitari del passato, la situazione in Mali non si risolverà certo con la vittoria militare e sta già provocando le prime rappresaglie ad esempio nel recentissimo rapimento di quaranta ostaggi stranieri in un sito petrolifero della confinante Algeria.
Inoltre le difficoltà dell'economia (congiunturali e ancor di più strutturali) sono sempre in agguato, come pure la timidezza del presidente all'ondata di rigore che contraddice la forza con cui si opponeva ad essa prima di essere eletto, un voltafaccia da radicale a moderato che in patria lo considerano un vizio tipico dei socialisti. E se anche la sinistra tornata al potere dopo il lungo digiuno dai tempi del grande Mitterand dovesse deludere l'elettorato, la scelta di un'alternativa sarebbe ben ardua avrebbe essendo l'UMP rimasto orfano di Sarkozy in preda ad un'imbarazzante guerra intestina. La tentazione del Front National o peggio è sempre dietro l'angolo...
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