lunedì 20 maggio 2013

I Goonies, quando ancora gli scheletri non erano fatti in CGI

Oggi, anche un pirata si accorgerebbe che è un trucco.

Ma nel 1985 I Goonies stupirono il mondo. Un film semplice, spensierato, a tratti ingenuo quello girato da Richard Donner sotto la supervisione di un certo Steven Spielberg.

Ma qual'è l'elemento che lo ha trasformato in cult movie?
Certamente la disillusione di oggi, l'incapacità di sognare non gli permetterebbe lo stesso risultato, ma quasi 30 anni fa, in un contesto sociale dove era ancora permesso nell'immaginario collettivo vivere con immaginazione e onirica speranza, questo film prese parte a quella grande stagione chiamata anni '80. La CGI a quel tempo era scarsamente utilizzata e non era ancora totalmente sviluppata, questo consentiva e obbligava ad uno sforzo dinamico volto a ricreare dal vero gli ambienti che si erano pensati in fase di sceneggiatura. Questo vero e proprio esercizio di creazione rendeva le pellicole estremamente realistiche, o se vogliamo ingenuamente fantasiose. Il risultato? Il fascino della fantasia, che anche lo spettatore doveva mettere in campo, le rendeva coinvolgenti; se confrontate alla perfezione tecnica di oggi quel viaggio catartico non è più possibile.
L'utilizzo inappropriato ed eccessivo della CGI ci ha consegnato tecniche perfette ma piatte, ripetitive e sin troppo artificiali sia nella realizzazione che nella visione. Questo il grande limite che ha spezzato l'incanto dei vecchi film. Oggi forse neanche Willy L'Orbo rigirerebbe questo film, a dimostrazione di questo clima smarrito c'è il fatto che il sequel non è mai andato in porto nonostante svariati tentativi. Per fortuna...






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