Le dichiarazioni dei magistrati portano così prepotentemente alla ribalta l'annosa questione del conflitto d'interessi che di qui a poche settimane rischia di travolgere il già fragilissimo governo Letta che ha avuto non pochi malumori nel difficile sposalizio con il Pdl.
I fatti che risalgono nel 2005 riguardavano una telefonata tra l'allora segretario dei Ds Piero Fassino e il dirigente della banca Unipol Giovanni Consorte che informava il primo sulla sua tentata scalata nella Bnl.
"Ma abbiamo una banca?" divenne il tormentone di uno scandalo che sarebbe stato conosciuto come bancopoli e che avrebbe visto la sinistra messa sotto assedio e accusata di muovere operazioni finanziarie non proprio trasparenti.
A far discutere sulla faccenda c'era però un altro aspetto controverso, ossia la capacità dell'allora premier Berlusconi di far ricorso il suo potente impero mediatico per danneggiare i suoi avversari politici. Le rivelazioni contro Fassino partirono infatti proprio dal quotidiano Il Giornale di proprietà del Cavaliere, Paolo Berlusconi, il quale è stato condannato a sua volta a due anni e tre mesi.
Prosegue dunque la polemica sui processi che assottiglia sempre più il filo che regge questa spada di Damocle sul governo Letta. Non a caso la posizione del Pd finora si riassume in un sostanziale no comment, sebbene il prossimo appuntamento del 19 giugno della Corte Costituzionale sul processo Ruby pare destinato ad avvicinare una resa dei conti in cui il centrosinistra pare giocarsi il suo futuro. Per allora il Pd continuerà a far finta di nulla nella speranza di tenere in piedi il governo e perdere altri pezzi della propria identità (e con essa i consensi) oppure gettare la maschera e accelerare la caduta di Berlusconi scatenando una contrapposizione con i vecchi rivali (non troppo disposti a lasciarsi scalzare dai giudici) ancora più feroce che in passato?
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