giovedì 4 luglio 2013

Egitto - Adly Mansour, il nuovo presidente che rassicura i militari

Alla fine Morsi ha dovuto cedere al braccio di ferro con le forze armate. Con la destituzione del presidente si conclude l'avventura dei Fratelli Musulmani (al-Ikhwan) che assieme al loro leader ore sono stati letteralmente spazzati via dagli organi di potere e non solo.
Ora alla presidenza siede un giudice della Corte Costituzionale, Adly Mansour, il quale nelle sue prime dichiarazioni ("Non sono salito al potere con le elezioni, ma con la fiducia dei rivoluzionari in piazza") pare voler dare una degna conclusione ad un rovesciamento che è nato dalla piazza, ma è degenerato rapidamente in un colpo di mano militare.

La scelta di un uomo come Mansour, 67 anni, del resto non è casuale agli interessi di questa parte. Da una parte egli incarna il tranquillo funzionario di lungo corso, mentre la sua nomina alla presidenza della Corte Costituzionale venuta dallo stesso Morsi potrebbe essere una mano tesa al movimento di quest'ultimo.
I militari infatti avranno anche indebolito gli islamisti ma non possono distruggerli del tutto. L'importante per loro in fondo era di rimuovere un politico che nella sua volontà di consolidare il potere anche con mezzi poco leciti - innescando una polemica molto accesa con la magistratura - stava diffondendo malumori all'interno e all'esterno. E questo poteva comportare non solo il rischio che la situazione andasse fuori controllo, ma che gli alleati più importanti come gli Stati Uniti non concedessero più gli abituali finanziamenti ai quali l'Egitto di questi ultimi decenni si è praticamente assuefatto.
Tra i maggiori beneficiari di questi soldi ci sono ovviamente le forze armate che con il tempo hanno imparato a reinvestirli in progetti imprenditoriali che hanno creato nel Paese dei veri e propri imperi. Una rendita che l'ascesa di un visionario come Morsi poteva rimettere in discussione, aggiungendo sulla scena un pericoloso concorrente una volta che fosse divenuto potente quanto desiderava.
I piani di Morsi però come si è visto non sono andati a buon fine, lasciando l'Egitto e con esso l'intero Medio Oriente in una fase più nebulosa che mai. Mansour servirà a far riprendere fiato ai golpisti in attesa di un candidato più ragionevole alle loro richieste? Oppure i generali delusi dallo spettro politico decideranno di mantenere questa fase di 'commissariamento' che già aveva fatto discutere per la sua durata tra il dopo-Mubarak e anche dopo l'elezione di Morsi? La primavera araba sembra ormai impazzita come queste insolite perturbazioni di luglio.

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