giovedì 5 gennaio 2012

Il rigurgito ungherese


Non tira una bella aria a Budapest. La nuova Costituzione ungherese sembra infatti spostare le lancette dell'orologio indietro di almeno mezzo secolo e rischia d'isolare un paese che ultimamente non sta proprio brillando in fatto di vocazione internazionale. Ma esaurire la questione nel puro e semplice nazionalismo, un tratto che ha sempre accompagnato questo popolo (incredibile la diffusione di nostalgiche cartine sull'antico regno), equivale a voler sottovalutare una deriva assai pericolosa.
Una deriva che trasferisce al governo ampi poteri come quello sulla Banca Centrale, sulla stampa e sulla giustizia e complica questioni come l'aborto, i matrimoni gay e la libertà religiosa. Un paese d'ora in poi esplicitamente benedetto da Dio (cristiano) e chissà che magari un giorno non ritorni anche il Re, visto che il paese non si chiamerà più "Repubblica Ungherese" ma "Ungheria" e la Carta contiene anche qualche vago riferimento alla Corona di Santo Stefano.
L'Europa è preoccupata tanto quanto le migliaia di ungheresi che hanno manifestato per le strade della capitale. E intanto i mercati e il fiorino crollano. Chissà se dall'alto della sua maggioranza di due terzi al premier Viktor Orban gliene importi qualcosa...

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