mercoledì 5 settembre 2012

Nero di vergogna


In un'India sempre più affamata di energia, lo ha dimostrato il colossale black-out di luglio su metà del paese, l'emergere di uno scandalo come quello del Coalgate non può che assestare un durissimo colpo alla credibilità di coloro che tengono le redini di questo inquieto gigante. Secondo quanto dice la polizia federale indiana infatti la cessione da parte del governo di una novantina miniere di carbone si è tradotta il più delle volte in rivendite fraudolente che sono costate al tesoro perdite stimate intorno ai 30 miliardi di dollari per il solo periodo 2004-2009 (mentre voci di corridoio calcolerebbero il totale a quasi duecento!). Una voragine a dir poco enorme per un'economia emergente come quella di Nuova Delhi .
Sebbene le indagini siano ancora in corso è esploso immediatamente un terremoto politico, colpendo su tutti  il primo ministro Manmohan Singh, il quale all'epoca dei fatti era proprio ministro del Carbone e che non ha escluso di dimettersi in caso di colpevolezza. Ma neppure l'opposizione che chiede a gran voce l'uscita di scena di Singh è esente da colpe nella gestione del settore. L'incompetenza pare purtroppo accomunare un'intera classe politica che se protratta troppo a lungo rischia non solo di rallentare l'incredibile ascesa di questo paese nello scacchiere internazionale, ma di non riuscire più a tenere l'immenso mosaico che ha da poco compiuto 75 anni di tenuta e che le recenti tensioni inter-etniche (Assam in particolare) non danno affatto per scontato.

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