venerdì 12 ottobre 2012

Prometheus in Athens


Prometeo non è solo tragedia, ma può essere anche performance. Nel maggio 2012, all’interno della V edizione della rassegna Milano incontra la Grecia, è stato presentato al pubblico italiano al Teatro Studio – Piccolo Teatro un adattamento dello spettacolo Prometheus in Athens, andato in scena il 15 luglio 2010 nell’Anfiteatro di Erode Attico ad Atene.

Prometheus in Athens è una produzione del collettivo teatrale d’avanguardia Rimini Protokoll, che riassumono così il loro spettacolo:

“Noi siamo Atene.
Siamo stati scelti perché rappresentiamo statisticamente la popolazione.
Non siamo attori.
Siamo un protagonista con 103 teste.
La nostra città è il nostro palcoscenico.
I nostri salotti sono i nostri camerini.
Guardiamo la città da 103 prospettive diverse”.

I progetti dei Rimini Protokoll traggono origine da situazioni concrete in luoghi specifici e si sviluppano attraverso processi esplorativi messi in scena da attori non professionisti, gli esperti della vita quotidiana.
Il testo di Eschilo diventa strumento per rappresentare la realtà contemporanea anche in termini statistici. Attraverso una serie di domande alle quali si può rispondere solo o no, é stato chiesto ai partecipanti alla performance, tutti legati in qualche modo alla città di Atene e rappresentativi della città in base alle statistiche ufficiali, cosa pensano oggi del mito e della tragedia e in quale tematica del Prometeo si identificano. Sulla scena c’è la realtà, cioè il tessuto umano della città e lo spettatore-cittadino viene poi chiamato a riconoscersi e a interrogarsi a sua volta.
Le persone portate sulla scena hanno maturato una predisposizione alla sofferenza, ma allo stesso tempo si riconoscono in una condizione di rivolta intransigente. Concepiscono il proprio lavoro come una continuazione dello “sforzo prometeico” per migliorare il futuro dell’umanità, oppure fanno rispettare l’autorità dello Stato. C’è anche chi scappa, che pensa di aver infranto la legge per il bene degli altri o che percepisce le leggi di Dio come più importanti di quelle della società civile.

Per Atene sono stati coinvolti 103 cittadini, che hanno restituito l’immagine della città attraverso il mito di Prometeo e i personaggi che ruotano attorno a lui nel testo eschileo, attraverso le preferenze dei partecipanti.

A Milano, quattro performer dello spettacolo originale hanno interagito con un filmato della messa in scena ateniese, alternando l’indagine statistica con la loro realtà e integrando il filmato con gli aggiornamenti di ciò che è successo a loro e agli altri esperti dal 2010 al 2012.
Si è poi cercato di coinvolgere il pubblico ivi presente nell’indagine statistica con domande ispirate dal testo eschileo: il contemporaneo balza in scena “vivo” dall’input antico senza soluzione di continuità ed Eschilo continua a “parlare” all’oggi.
Purtroppo, al contrario di quanto successo ad Atene, l’esperimento con i milanesi ha avuto esiti piuttosto tiepidi. In parte non è stato capito che il pubblico diventava a sua volta un protagonista, dall’altro la stanchezza e la lunghezza dello spettacolo, facevano applaudire ad ogni domanda, nella speranza che si fosse giunti alla fine. Non avendo capito il gioco, la performance, di per sé molto interessante, stava diventando estremamente noiosa. Tuttavia, l’intento di dimostrare che anche in una comunità minuscola e fatta di sconosciuti, come quella del teatro, è possibile sperimentare e praticare la democrazia, è riuscito.
Prometheus in Athens può quindi essere definito uno spettacolo politico, inteso come della della polis, cioè la città. Le domande suggerite dalla tragedia di Eschilo, che sembravano profondamente contestualizzate e “ateniesi”, risuonano a Milano nel 2012: sia per i greci, prostrati dalla crisi, che seguitano però a interrogarsi e a prendere come esempio la tenacia di Prometeo, sia per gli italiani, anch’essi incerti sul futuro. Si integrano antico e contemporaneo, cultura e politica della realtà.

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