giovedì 13 giugno 2013

Libia - Scudo, la milizia che tiene in pugno il governo

(Photo: Abdel Magid Al Fergany, AP)
Lo scorso fine settimana è stato un vero inferno per gli ospedali di Bengasi. Non c'era neppure abbastanza spazio per sistemare tutti i feriti che venivano dalla periferia, dove da alcune ore si diceva che fosse esplosa una tremenda battaglia tra i residenti e i miliziani a cui era stato chiesto invano di lasciare gli edifici da loro occupati. Alla fine erano morti quasi trenta persone e ne erano rimaste ferite più del doppio, con alcuni che hanno dovuto subire anche un'amputazione. Benvenuti nella Libia ostaggio delle milizie che l'hanno liberata dal colonnello Gheddafi.



Protagonista di questa violenza che ha spinto il capo delle forze armate Yousef al-Mangoush a presentare le proprie dimissioni è la milizia Scudo della Libia, quello che è probabilmente il raggruppamento più potente delle brigate che hanno contribuito a rovesciare il vecchio rais dal suo trono. 
Formato da militari provenienti per la maggior parte da Misurata e Homs, lo Scudo ha aiutato il governo anche dopo la fine delle ostilità per eliminare le ultime sacche di resistenza come l'irriducibile Bani Walid. Qui dopo mesi di rivolte antigovernative, l'esercito aveva lanciato un'assedio durante il quale proprio lo Scudo è stato accusato di aver infierito pesantemente sulla popolazione civile con uccisioni arbitrarie e saccheggi. Eppure il governo come con il resto delle altre milizie non ha mai avuto la forza per tenerne a freno gli abusi. C'è chi teme che questa violenza sia ispirata da quegli stessi islamisti che non essendo riusciti a battere i laici alle elezioni di luglio voglio cambiare il risultato con le armi.  
Una cosa è certa: non appena lo Scudo alza un po' la voce con le sue truppe l'esecutivo si lascia condizionare nella sua agenda com'è accaduto ad esempio a proposito della legge per escludere i funzionari di Gheddafi dalla partecipazione alla vita politica. Questo divieto molto controverso in un Paese che ha bisogno di ricomposizione è stato infatti approvato al culmine di una forte pressione esercitata dai miliziani che hanno prima attaccato il Parlamento e poi i ministeri degli Esteri e quello della Giustizia. 
Quanto successo dopo il bagno di sangue di Bengasi è l'ennesima prova di un potere centrale quasi impotente negli scontri che oppongono di frequente comuni cittadini e dei militari che si sentono legittimati a prevaricare senza chiedere il permesso a nessuno. Smantellare questa mina vagante diventa col passare del tempo una missione quasi impossibile. 

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