giovedì 25 luglio 2013

Sud Sudan - Il presidente fa piazza pulita del governo

Pochi giorni fa il vicepresidente sudsudanese Riek Machar in un'intervista al quotidiano britannico The Guardian si era detto disposto a correre per le prossime presidenziali del 2015. 
La dichiarazione avrà fatto fischiare le orecchie al presidente Salva Kiir, che con una mossa a sorpresa ha rimosso sia Riek che l'intero esecutivo piombando il paese -  da poco arrivato a due anni d'indipendenza - in un caos che minaccia seriamente la sua sopravvivenza e la stabilità di una regione che tra la Somalia ed Egitto non brilla certo per solidità.
I due protagonisti della scena, Riek e Kiir, oltre ad essere dei potenziali rivali di una classe politica ancora in costruzione appartengono anche a due etnie (rispettivamente Nuer e Dinka) che negli ultimi anni non hanno fatto altro che massacrarsi tra loro. Questa faida ha naturalmente complicato il consolidarsi delle fragili istituzioni nazionali offrendo al Sudan una sponda non indifferente per accresce la pressione su un soggetto che un tempo rientrava nei suoi confini. E l'eredità pesa ancora come un macigno per il fatto che i territori del Nord rappresentano per il Sud Sudan l'unico passaggio per trasportare nei mercati internazionali i ricchi giacimenti di petrolio che Giuba possiede. 
Non a caso in questi mesi i due vicini hanno polemizzato più volte per questioni di tariffe e diritti di passaggio con toni molto aspri tanto da sfiorare la guerra. Non sono stati pochi infatti i bombardamenti mirati che si sono avuti lungo un confine ben lungi dall'essere definito a causa delle innumerevoli tribù che vi sono stanziate.
Come se non bastasse a complicare le cose ci si è messo ora anche il presidente Kiir, il quale tentando progressivamente d'indebolire i suoi concorrenti militari e politici sta seminando una confusione tra la popolazione e le istituzioni che ha buone probabilità di divenire incontrollata. Più che avvicinarsi al club degli Stati il Sud Sudan ha fatto un altro passo verso il club di quelli falliti.



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