sabato 17 marzo 2012

Primarie cinesi?


Non ci sono elezioni in vista per la Cina, anche se i fatti di questa settimana hanno il sapore di una campagna elettorale. Tutto parte da Chongqing, una delle quattro municipalità controllate direttamente dal Partito Comunista, dove il segretario locale Bo Xilai ha saputo costruirsi con il tempo la reputazione di uomo di successo grazie al "modello Chongqing": crescita economica a due cifre, pugno duro contro la criminalità organizzata e soprattutto una rinnovata enfasi sull'ideologia politica. A tale scopo Bo ha rispolverato nientemeno che i vecchi slogan della Rivoluzione Culturale, sollevando una critica non tanto malcelata all'affarismo che avrebbe svuotato di sostanza l'attuale classe dirigente e secondo lui avrebbe buone probabilità di proseguire con il delfino Xi Jinping. Con queste premesse il Congresso del Partito del prossimo autunno, dove si sceglierà la prossima generazione politica alla guida di Pechino, si annunciava più agitato che mai.
Un giorno accadde però qualcosa d'insolito: un'uomo entra nell'ambasciata americana a Chengdu e ne esce soltanto 24 ore più tardi per essere condotto a Pechino, dove sarà sottoposto a "cure mediche per stress da troppo lavoro". Il protagonista di questa curiosa vicenda è Wang Lijun, vicesindaco di Chongqing e capo della polizia locale, recentemente coinvolto in uno scandalo di corruzione per salvarsi dal quale, si dice, abbia venduto informazioni compromettenti proprio del suo capo Bo. E neanche a farlo apposta questi è stato da poco rimosso dal suo incarico per venire sostituito da un uomo vicino al decano ed ex-presidente Jiang Zemin.
Ancora una volta il potere centrale sembra risolvere a modo suo le proprie divisioni interne, cercando di riassorbire il più velocemente le tensioni con il recente intervento di Wen Jiabao. Nel suo ultimo discorso da premier Wen ha infatti richiamato all'attenzione per una seria riforma politica che allontani lo spettro di pericolose nostalgie e renda più difficile l'emergere di spaccature come quella avvenuta nel Chongqing. La strada di Xi Jinping, che ha approfittato della questione per lanciare un'appello all'unità del partito, appare sempre più spianata...


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