Quante volte ai nostri gironi si sente parlare di
globalizzazione e quante volte ci si sarà chiesti cosa essa sia realmente. Ecco
una testimonianza resami da un viaggiatore non abituè che, con grande ironia,
denota tutta una serie di affinità false e vere differenze tra il nostro
costume e quello degli altri paesi. Tale riflessione, se pur con un taglio
decisamente ironico, ha lo scopo di approfondire tematiche fondamentali nella
massificazione e mercificazione odierna del turismo che, erroneamente e
frettolosamente, è venduto come qualcosa
di “accessibile” e fruibile per tutti.
"Amo la vita, comoda e tranquilla e rifuggo da qualsiasi evento possa procurarmi
stress; odio i ritmi frenetici delle città metropolitane. Dopo averle fatte e
disfatte innumerevoli volte però anche in
questa occasione tre valige sono pronte: destinazione Parigi.
Ho volato
sinora solo con la fantasia e dunque per il decollo mi affido a S. Antonio (quello
di Padova), il mio preferito, per l’ atterraggio, considerando che l’ aereo è
di una compagnia Low cost, preferisco affidarmi alla madre suprema , si proprio
lei: la Madonna. Sbarco finalmente all’aeroporto parigino e a chiunque mi
parli rispondo stupidamente “thank you” . Sono ormai in città, arrivo alla
metropolitana e devo raggiungere l’ albergo…Consulto la pianta e mi accorgo che
Parigi ha ben 14 linee ( e ripenso alle 2 misere linee di Roma..); dopo vari thank
you e grazie seminati in ordine sparso (non conosco il francese) raggiungo l’hotel,
ubicato in centro accanto al maestoso ed esagerato centro commerciale La-
Fayette. Mia moglie esperta di enigmistica riesce a capire subito il modo
giusto di entrare in un ambiente di 9 metri quadrati circa ..cioè la nostra
minuscola stanza.
Dopo un po’ di meritato riposo entriamo in un Bistrot dal
nome altisonante “Napoleon” dove alla faccia della privacy e del romanticismo
francese ceniamo esposti all’occhio dei passanti: siamo letteralmente in
vetrina come una merce esposta. Un gruppo di Giapponesi ci fotografa e ci
guarda incuriosito…esco allora dal bistrot nella consapevolezza che in Francia
non ci sia solo la pittura espressionista ma anche la “cucina impressionista’,
si ha solo l’impressione di mangiare. Cominciamo la nostra visita culturale e
molti saranno i luoghi, indubbiamente affascinanti, che visiteremo, Notre-Dame
spicca per l’ assenza di Quasimodo ( la cui presenza era stata garantita dall’agenzia) e poi l’arco di Trionfo, la Torre Eiffel, il Louvre, il museo d’Orsey, Champ Elisee attraversando giardini vari, orribilmente puliti, fino allo
strepitoso quartiere latino, forse il più assomigliante a casa nostra, senza
dimenticare la patria del re Sole: Versailles. Ahimè l’ultimo giorno è arrivato
e come mi aveva consigliato mia suocera mi dirigo al Sacro Cuore (nel quartiere
Montmartre): la basilica si trova nella parte più alta della città e osservo la
mia signora far foto a tutto ciò che gli capita a tiro. Scendo il giardino
terrazzato, in processione, con gruppi di suore e prelati e raggiungiamo Place
Pigalle, una piazza neppure troppo grande che divide quanto di più sacro da
quanto è di più profano ( il quartiere a luci rosse e il Moulin Rouge). Qui si
nota tutta la differenza rispetto ai nostri costumi: questi due elementi, che fanno parte dell’
essere umano, convivono pacificamente ed in modo equilibrato dando ai miei
occhi la sensazione che, in Italia, su questo si sia ancora lontani anni luce.
Dopo 6 giorni e pioggia a non finire arriva la partenza e difficile a credersi c
è il sole, dopo aver sostenuto al check-in ogni sorta di controllo e
perquisizione finalmente decollo… atterrerò alla ormai trentottesima “Ave Maria “. All’aeroporto di
Roma ritrovo mio figlio e la fidanzata: baci, abbracci, sorrisi accorgendomi che,
ebbene si, a Roma intanto diluvia. Torno alla normalità ma tutto sembra di
nuovo diverso… penso a coloro che ogni giorno , secondo me erroneamente, si
battono per far diventare questo mondo tutto uguale e quanto essi fin’ ora
abbiano fallito..non ci sono solo differenze concrete e culturali...ci sono le
scelte, il vero fulcro della questione, quelle saranno sempre diverse in un
mondo standardizzato…la forza di esse distinguerà sempre gli uomini…più del
colore della pelle, più di pregiudizi culturali, più degli stessi interessi
economici…". Una testimonianza geniale e che risulta espressa con funzionale
loquacità ed ironia che, nella speranza di chi vi scrive, può servire a
riflettere veramente su una delle più importanti tematiche del XXI secolo.
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