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lunedì 21 gennaio 2013

Nome in codice: Paradise

"Ripley scopre dai file di Mother che Ash è stato incaricato dalla "Compagnia" di introdurre nell'astronave l'alieno, nonché di proteggerlo fino all'arrivo sulla Terra, dove sarebbe stato studiato e potenzialmente utilizzato come arma biologica.." 
2013, nome in codice Paradise, in arrivo in sequel di Prometheus...nel 2015.

martedì 16 ottobre 2012

Prometheus: considerazioni aggiuntive


Ebbene si, una seconda visione è consigliata. Dopo un'attenta valutazione dei particolari, eccomi di nuovo qui nel tentativo di spiegarvi l'ultima opera di Ridley Scott: Prometheus

Qualche giorno fa scrivevo del film come un forzato tentativo di palesare miti e divinità al cospetto del pubblico e della natura indipendente di questa pellicola rispetto al classico Alien del 1979. Un secondo approccio visivo alla storia ha comportato in me inevitabili considerazioni di natura aggiuntiva che credo valga la pena condividere:

Le mie risposte tenteranno questa volta di spiegare la natura del siero viscoso e di color nero contenuto nei numerosi vasi ritrovati nell'astronave degli Ingegneri: ebbene e se si trattasse del risultato di esperimenti sugli Xenomorfi? Ciò si riallaccia al quel famoso bassorilievo visibile all'inizio: quello è il vero Deus ex Machina; esso palesa una venerazione degli Ingegneri, mortali come noi, verso questi esseri, modello di forza e resistenza. Quello che sembra essere un monumento con sotto un prezioso omaggio (una strano diamante verde su una piattaforma immediatamente davanti alla parete) sembra disegnarci la via della verità su questo progetto. In un universo freddo. cinico e strettamente regolato da ferree leggi fisiche, dove non esiste trascendenza, non rimane altro che la ricerca del potere e della forza; non solo per l'umanità ma anche per una razza evoluta come gli Ingegneri. E questo spiegherebbe il successivo interesse della Compagnia verso lo Xenomorfo (ricordate il discordo di Ash prima di morire nel primo Alien? Se non ve lo ricordate lo troverete alla fine dell'articolo).  

E infatti Alien era ambientato in un universo post ideologico, il vuoto lasciato dopo la caduta degli dei è stato colmato nella fredda e dura consapevolezza della necessità di un cambiamento "biologico", volto alla ricerca dell'immortalità attraverso la scienza: lo Xenomorfo incarna questo, la voglia smisurata dell'immortalità o quantomeno di una vita longeva e di dominio. 

Se queste intuizioni si rivelassero esatte e se Ridley Scott partisse da questo e abbandonasse certe tematiche eccessivamente trascendenti, per tornare alle atmosfere della serie, allora il sequel di Prometheus (quello che sarà probabilmente il vero prequel di Alien) potrebbe essere grandioso, epico addirittura titanico. Affascinante sarebbe una guerra tra umani ed Ingegneri per accaparrarsi il DNA dell'alieno, così da poter modificare, attraverso l'ingegneria genetica, la natura mortale ed insignificante dei nostri corpi. Lo Xenomorfo inteso quindi non solo come arma, ma come evoluzione della specie; inteso come una filosofica fuoriuscita da se stessi (che fosse questo ciò che stavano cercando di fare gli Ingegneri sull'LV223? E magari sulla terra, senza una precisa volontà di creare l'umanità? O quello che David l'androide cerca di fare durante il film?). Questo eventuale (sicuro e già annunciato) sequel potrebbe così raccontare una lotta al predominio e alla morte stessa, che spiegherebbe e darebbe maggior senso anche allo stesso Prometheus, ricontestualizzandolo e rivalutandolo.

                                                                                                                                                                          

sabato 11 agosto 2012

Visioni a confronto: Alien e Aliens


Vi immaginate cosa abbia comportato la realizzazione di un film di fantascienza nel 1979? Alien per Riddley Scott non ha rappresentato solo uno dei momenti più alti della sua creatività cinematografica ma una sfida tecnico pratica contro i forti limiti tecnologici della Hollywood dell'epoca. 
Alien e 7 anni dopo Aliens (regia di James Cameron) vengono considerati da tutti i critici non soltanto i migliori film della serie ma soprattutto uno il sequel dell'altro...ma ne siamo certi?

Analiziamo con calma tutte le componenti e confrontiamole.
Dando per assodato la conoscenza delle trame e della grande qualità dei due registi (è possibile infatti leggere su questo blog alcuni articoli dedicati a Scott e Cameron) partiamo dalla mitologia di riferimento: Alien nella sua ambientazione surreale e dispersiva, costruita su un alternanza di spazi angusti ed esageratamente aperti quasi al limite di una agorafobia (una paura spasmodica per gli spazi eccessivamente aperti e affollati) è parte di qualcosa di più grande.
La trama infatti presuppone l'appartenenza ad una mitologia vasta, che può spingersi fino alla ricerca di un'ancestrale domanda sull'origine della vita nell'universo, che Scott, a settembre, ci rivelerà nel film Prometheus.
L'alieno, inoltre, non è altro che un' immensa metafora del male che nasce dentro di noi, è sfuggente a tratti quasi paranormale immerso in una nube di ombre e di terrore. E' la storia del mostro inconscio che vive in ognuno di noi.. Insomma un film che all'epoca non aveva certo le connotazioni del film commerciale, lontano dalla moda dell'action-movie che negli anni a venire si sarebbe insediata tra le scrivanie dei dirigenti Hollywoodiani.

Nel 1986 un'intuizione di  James Cameron si rivelò vincente: dare ad Alien una connotazione più "cinematograficamente" avvincente, concretizzando e arricchendo il surreale universo di Scott con "pistole e fucili". Nacque Aliens
Allo spazio infinito si sostituì una claustrofobica visione del male, nascosto nel nido, figlio di una madre senza scrupoli (la regina) innestato in una fredda, quanto razionale, dimensione. Larealtà sarà ora dominata da macchine e uomini forse più spaventosi degli alieni stessi. A Cameron non interessa l'origine dell'astronave pilotata dallo Space Jokey ma è sua intenzione dare al male una connotazione più concreta, materiale, assolutamente "terrena" senza mitologie di sorta. 
L'individualismo e il senso di smarrimento di Aliens arricchiti dalla lucida e sistematica (quasi robotica) visione dell'universo ne fanno un'ottima seconda versione. Aliens può essere considerato, da questo punto di vista, un ottimo remake mascherato, per ragioni commerciali, da sequel. Alla stagione dei grandi ideali si sostituisce il concetto di suer uomo (in questo caso super donna simbolo dell'emancipazione ai massimi livelli) tipico di quegli anni. La stessa protagonista è una seconda versione di se stessa: se in Alien Ellen Ripley è una donna che alla fine fugge, cerca di salvare se stessa dal mostro; in Aliens è lei la cacciatrice, mossa da uno spirito di vendetta ma soprattutto da una "rinascita stilistica" del suo personaggio all'interno della storia. 

E gli Xenomorfi? Scott e Cameron convergono nella rappresentazione di questa specie: un perfetto organismo, non offuscato da coscienza o moralità, una perfetta macchina da guerra. Cameron nè da una precisa delineazione insettoide mentre Scott, all'origine, sembrava orientato a dare agli alieni una connotazione più umana, più intelligente. 

Sebbene un giudizio positivo accompagni queste due pellicole, con una grande aspettativa per Prometheus, è indubbia invece l'inferiorità degli episodi successivi (soprattutto il quarto capitolo, senza contare i due Alien vs Predator, Alien 3 aveva degli spunti interessanti) che, di fatto, hanno affossato un grandioso franchise.

In conclusione come non ricordare il premio Oscar Carlo Rambaldi scomparso il 10 agosto scorso: era noto in tutto il mondo per aver realizzato alcune delle creature più famose del cinema degli anni settanta e ottanta del secolo scorso. Da E.T., l'alieno di E.T. - l'Extraterrestre, King Kong (1976) e appunto la creatura di Alien.